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Stop al "Superbonus 110%", a rischio oltre mille lavoratori: ecco chi può ancora usufruirne

Ai sensi del nuovo decreto, c'è chi potrà ancora sfruttare il 110%. Intanto la decisione del governo allarma sindacati, associazioni e professionisti.

C'è fibrillazione in provincia di Agrigento per gli effetti che potrebbe provocare su famiglie e tessuto produttivo la decisione del governo di rivedere (e sostanzialmente eliminare) il cosiddetto "Superbonus 110%".

Secondo le stime forniteci da Cna Agrigento, ad oggi ad aver usufruito dell'opportunità fornita dal governo Draghi sono stati 70 condomini e 60 case singole, con 100 aziende impegnate e almeno un migliaio di lavoratori messi in campo. Stime, va detto, che sono da considerarsi al ribasso rispetto ai numeri effettivi: bisogna infatti considerare l'indotto (artigiani, fornitori ecc) e soprattutto tutte quelle pratiche non gestiste dalla sigla di categoria.

"L'impatto sul territorio sarà devastante - spiega il segretario provinciale Claudio Spoto -, già stamattina alcuni imprenditori mi hanno contattato perché seriamente preoccupati di quanto avverà. La conseguenza di questo taglio netto si traduranno in una emergenza occupazionale nel settore delle costruzioni e non solo. Ieri durante la convention di Fratelli d'Italia abbiamo manifestato la nostra contrarietà rispetto a questa decisione al coordinatore nazionale del partito Donzelli, ma non abbiamo colto in tal senso disponibilità effettiva ad una revisione del progetto del governo Meloni".

Cosa è stato bloccato, cosa si può ancora fare

Bisogna però fare chiarezza su quanto sta accadendo e su quelli che saranno gli effetti della decisione dell'esecutivo, inserita un po' a sorpresa in un'integrazione all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri: due soli articoli (qui il link) che certificano lo stop totale a sconto in fattura e cessione del credito. Significa che d'ora in avanti per i nuovi interventi edilizi (non quelli già avviati) resta solo la strada della detrazione d'imposta. Spendi e poi recuperi con la dichiarazione dei redditi. Un sistema che avvantaggia doppiamente le fasce economiche più abbienti, sia perché hanno maggiori possibilità di investire sia perché hanno più interesse a recuperare le somme. Inoltre, con questo nuovo decreto legge, inoltre, arriva il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi.

Chi è in "salvo" con le nuove regole

Chi ha già avviato i lavori, e li ha effettuati almeno per il 30%, non dovrebbe avere problemi ad ultimarli. Per quanto riguarda i condomìni, tutti quelli che hanno adottato la delibera assembleare sull'esecuzione dei lavori e hanno presentato la comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila) potranno ancora cedere all'impresa il credito di imposta, e quindi effettuare le opere senza costi per il superbonus. Il "salvacondotto" deve però tenere conto del paletto fissato lo scorso novembre, che dava come data limite il 25 novembre 2022 per la delibera dei lavori in assemblea. Quindi, chi non rientra in queste categorie, rischia di perdere le somme impegnate - ad esempio - per sanare gli eventuali abusi edilizi o realizzare la progettazione necessaria.

Il blocco dei crediti non sarà applicato a chi ha presentato la comunicazione di inizio lavori prima dell'entrata in vigore del provvedimento: se la Cila è stata depositata ma i lavori non sono ancora cominciati, però, c'è il rischio concreto di ritrovarsi una banca riluttante ad acquistare il credito. Nessuna speranza, invece, per chi non ha ancora presentato la Cila: in questo caso non viene più riconosciuta la possibilità di cedere il credito. Per gli altri bonus, invece, sarà necessario aver già iniziato i lavori.

Anche per le villette il decreto del governo salva lo sconto in fattura solo per chi ha presentato la Cila. Per le case unifamiliari, invece, il bonus è anche sceso dal 110 al 90%. E a poter usufruire dello sconto saranno solo i nuclei familiari con un reddito non superiore ai 15mila euro, da calcolarsi con il meccanismo del quoziente familiare.

Monta la protesta in provincia, Cgil: "Pronti a scendere in piazza"

"Nella nostra Provincia non siamo nelle condizioni di sapere la reale ricaduta che tale scelta causerà, ma siamo consapevoli che il perdurare di tale incertezza metterà in ginocchio tantissime aziende locali – sia dirette che della filiera delle costruzioni – che si vedranno impossibilitate a continuare le lavorazioni o – ancora più grave – a causa della mancanza di liquidità, metteranno a rischio i posti di lavoro finora instaurati, causando tantissime vertenze". A denunciarlo sono il segretario provinciale della Cgil Alfonso Buscemi e quello della Fillea Francesco Cosca.  "Saremo costretti - aggiungono - a mettere in campo tutte le necessarie azioni di mobilitazione per cercare di far tornare sui propri passi il governo".

L'ordine degli architetti: "Danneggerà la rigenerazione urbana"

Gli architetti agrigentini entrano in campo evidenziando, soprattutto, l'impossibilità oggi, con il nuovo decreto legge, per le amministrazioni pubbliche di acquistare i crediti per i lavori con il "superbonus".

“Siamo desolati - afferma il presidente dell’Ordine degli Architetti di Agrigento Rino La Mendola - sembra proprio che il legislatore intenda chiudere il rubinetto degli incentivi fiscali, inficiando un percorso virtuoso per promuovere la rigenerazione delle nostre città e il rilancio di un settore fondamentale per l’economia del Paese, come quello dell’edilizia. La politica dimentica spesso la regola dettata dai più quotati studi di economia, secondo i quali l’investimento di un euro di denaro pubblico, ne genera tre, specie nei casi in cui gli investimenti riguardano la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente”.

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