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Cronaca

"Perseguita famiglia tentando investimenti con l'auto e lanciando vasi dal balcone", allontanato 40enne

Nel "mirino" un noto commerciante, la moglie e i figli: minacce di morte e aggressioni fisiche fino allo stop del giudice che gli vieta di avvicinarsi alle vittime

Minacce su facebook quando era in detenzione domiciliare con l'avvertimento che lo avrebbe ucciso una volta tornato libero, etichettandolo come "mafioso", pubblicando foto della sua abitazione e dei suoi negozi e poi con vere e proprie aggressioni fisiche.

L'episodio più grave il 22 settembre scorso. Il pregiudicato I.L.M., 40 anni, avrebbe tentato di investire il figlio del commerciante nel parcheggio del negozio. Il padre, poco dopo, va a trovarlo a casa per chiedergli spiegazioni e tentare di convincerlo a desistere da altre aggressioni simili. All'arrivo, però, il quarantenne gli lancia addosso vasi di terracotta e pietre danneggiando l'auto. 

Il gip Luisa Turco, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Chiara Bisso, nelle scorse ore, ha applicato al quarantenne, indagato per i reati di stalking e danneggiamento, la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dal commerciante, dalla moglie e dai figli. L'indagato ha nominato come difensore l'avvocato Salvatore Pennica.

La vicenda muove i primi passi nel dicembre del 2013. Il quarantenne avrebbe litigato col fratello all'interno del negozio del commerciante dove lavorava la cognata. L'imprenditore, molto noto in città, sarebbe intervenuto per separarli venendo a sua volta aggredito con un morso alla gamba. 

Da allora sarebbe iniziata una lunga serie di messaggi minatori di varia natura che avevano come finalità quella di costringere il negoziante a licenziare la cognata. Il mezzo usato sarebbe stato facebook dove avrebbe pubblicato foto del commerciante, etichettato spesso come "mafioso che non denuncia perchè sennò passa per infame" e del figlio. Il tutto accompagnato con minacce di violenze di ogni tipo. 

L'attività intimidatoria, inizialmente realizzata quando l'indagato era in detenzione domiciliare, sarebbe stata pressante e accompagnata da foto dell'abitazione della vittima e dell'intero nucleo familiare, con messaggi di morte annessi. I

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