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Cronaca

"Foto di sesso orale su Facebook per perseguitare l'ex moglie", 34enne si costituisce

L'imputato si mette a disposizione della magistratura italiana, l'udienza preliminare slitta di una settimana per lo sciopero degli avvocati penalisti

Torna dalla Spagna, dove era latitante, e si presenta davanti al giudice per essere interrogato. Intanto l’udienza preliminare, nella quale dovrà rispondere di stalking, slitta di sette giorni perché il suo nuovo difensore, l’avvocato Alba Raguccia, ha aderito allo sciopero dei penalisti in programma da lunedì fino a oggi.

L’imputato è un trentaquattrenne accusato di stalking ai danni dell’ex moglie che avrebbe perseguitato pubblicando su Facebook foto porno in cui era immortalata in scene di sesso orale. Per incuterle ancora più timore, sostiene l’accusa, le avrebbe fatto sapere che sarebbe stato inutile cancellare i vari profili perché “non ci voleva niente a crearne altri”: la donna non faceva neppure in tempo a far sparire profili a suo nome sul social network più famoso al mondo che ne comparivano altri dove era immortalata a praticare sesso orale con l’uomo che un tempo era suo marito e che, in seguito, era diventato il suo stalker.

Dopo l’arresto dell’imputato, eseguito nei mesi scorsi a distanza di alcuni mesi dalla firma sull’ordinanza cautelare che gli imponeva gli arresti domiciliari, è stata firmata la richiesta di rinvio a giudizio e ieri doveva iniziare l’udienza preliminare. A decidere se accogliere l’istanza di mandarlo a processo, avanzata dal pubblico ministero Alessandra Russo, sarà il giudice dell’udienza preliminare Stefano Zammuto. L’udienza è stata rinviata di una settimana per l’astensione dei penalisti decisa in segno di solidarietà verso gli operatori del tribunale di Bari che è stato evacuato per il rischio di crolli.

L’imputato, nei giorni scorsi, è rientrato dalla Spagna, dove pare abbia avuto altri problemi giudiziari, e si è messo a disposizione della magistratura italiana. Il trentenne è accusato di stalking, diffamazione e violazione della legge sulla privacy. La presunta attività persecutoria sarebbe iniziata nel gennaio dell’anno scorso quando era già sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima e proseguì anche durante la latitanza.

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