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La decisione del gup

"Il tribunale gli toglie la figlia e inizia a perseguitarla": 40enne a giudizio per stalking

L'uomo non si sarebbe rassegnato al provvedimento del giudice e avrebbe iniziato a seguirla e minacciare di morte i nonni materni alla quale era stata affidata

Non si rassegna al provvedimento del giudice, che gli aveva tolto la figlia affidandola ai nonni materni e impedendogli ogni contatto e visita, e inizia a perseguitare la ragazza seguendola nelle sue uscite e minacciandola di morte. 

Dopo le denunce dei nonni e le indagini dei carabinieri la vicenda approda in aula e scatta il rinvio a giudizio per un quarantenne che ha alle spalle alcuni precedenti per droga e maltrattamenti. Il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Giulia Sbocchia, titolare dell'inchiesta, ha disposto l'approfondimento dibattimentale.

L'uomo è accusato di stalking con la doppia aggravante dell'avere commesso il fatto con l'uso di strumenti informatici e telematici (ovvero whatsapp) e nei confronti della figlia minorenne. La vicenda risale ai mesi di febbraio e marzo del 2020. Il quarantenne, che negli anni scorsi fuggì in Germania per sottrarsi a una condanna nell'ambito di un'inchiesta antidroga, era stato destinatario di un provvedimento del tribunale, emesso l'anno prima, che sospendeva la responsabilità genitoriale e vietava in maniera temporanea "il prelevamento e i contatti del genitore con la figlia minore".

Non rassegnandosi di fronte alla decisione del giudice avrebbe deciso, in maniera reiterata, di molestare e minacciare la figlia quattordicenne seguendola al centro di commerciale di Villaseta, dove andava spesso per passeggiare o fare acquisti, e negli altri posti che frequentava. Destinatari delle minacce, in particolare, sarebbero stati i nonni materni ritenuti i responsabili della situazione. 

L'imputato avrebbe inviato numerosi messaggi vocali su whatsapp alla figlia etichettando i nonni come "gran bastardi che si meritano macinati". Nei messaggi, quindi, avrebbe prospettato rappresaglie che avrebbero provocato un "danno enorme". 

La ragazzina, quindi, secondo l'atto di accusa della procura della Repubblica, sarebbe stata costretta a cambiare le proprie abitudini di vita - da lì l'accusa di stalking - ed evitare di andare al centro commerciale e uscire da casa solo se accompagnata da qualcuno in quanto temeva per la sua incolumità.

I nonni hanno, poi, presentato una denuncia ai carabinieri e da lì ne è scaturito un procedimento penale a carico del quarantenne. Durante le indagini preliminari è stata sentita la ragazza nel corso dell'incidente probatorio ovvero è stata cristallizzata la sua testimonianza che sarà pienamente utilizzabile al processo.

Il pubblico ministero, sulla base della deposizione della ragazzina, delle denunce dei nonni e delle risultanze delle indagini dei carabinieri, ha chiesto il rinvio a giudizio. Il difensore dell'imputato, l'avvocato Antonio Provenzani, non ha chiesto riti alternativi. I nonni, in qualità di rappresentanti legali della ragazzina, si sono costituiti parte civile con l'assistenza degli avvocati Teresa Alba Raguccia e Graziella Vella.

La prima udienza del dibattimento è stata fissata per il 20 febbraio davanti al giudice monocratico Manfredi Coffari. 

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