rotate-mobile
Cronaca

"Una telefonata anonima ci avvisò che spacciava in casa anche se era ai domiciliari", poliziotti raccontano indagine

Il trentatrenne Gianluca Infantino fu sorpreso con la droga nascosta dentro la sua abitazione, l'imputato: "La conservavo per fumarla"

“Abbiamo ricevuto una telefonata anomima che ci avvisava del fatto che Gianluca Infantino, nonostante fosse agli arresti domiciliari, spacciava e nella sua abitazione c’era della droga. Siamo andati a fare una perquisizione e, effetti, la segnalazione era fondata”.

I due poliziotti che hanno preso parte all’operazione raccontano così i dettagli che hanno portato all’arresto del trentatreenne, scattato il 10 luglio.

Infantino, detenuto nella sua abitazione del centro storico per l’accusa di tentato furto e violazione della sorveglianza speciale, era stato sorpreso dai poliziotti, con cinque dosi di hashish, di circa un grammo ciascuno, pronte per essere spacciate – sostiene l’accusa – nonostante, peraltro, fosse ai domiciliari. Infantino, difeso dall’avvocato Calogero Lo Giudice, anche ieri ha preso la parola per ripetere quanto sostenuto al gip durante l’interrogatorio di convalida.

“Le avevo in casa per fumarle - ha detto - e non per spacciare”. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Una telefonata anonima ci avvisò che spacciava in casa anche se era ai domiciliari", poliziotti raccontano indagine

AgrigentoNotizie è in caricamento