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Cronaca Siculiana

Minacce via facebook al sindaco di Siculiana, condannato 27enne

Giuseppe Li Vecchi avrebbe creato una pagina virtuale contenenti insulti e messaggi intimidatori

Una pagina facebook con minacce e insulti nei confronti del sindaco di Siculiana, Leonardo Lauricella, “colpevole” – secondo l’autore dello spazio virtuale – di non avere fatto “una minc…”. Il tutto accompagnato da una foto di proiettili e un messaggio col quale lo si invitava a guardarsi le spalle perché ci sarebbe stata “una pallottola calda” per lui. Il presunto creatore della pagina social, il ventisettenne Giuseppe Li Vecchi, di Siculiana, è stato condannato a sei mesi di reclusione. Venti giorni in meno rispetto a quanto chiesto dal pubblico ministero Margherita Licata al termine della requisitoria.

La sentenza è stata emessa nel primo pomeriggio di ieri dal giudice monocratico Rossella Ferraro. Il processo si è celebrato con il rito abbreviato. I fatti risalgono al novembre del 2015 quando su facebook apparse una pagina dal titolo “A morte il sindaco di Siculiana perché nel paese non ha fatto una m…”. All'interno una serie di minacce e insulti. L’indagine, condotta dal pubblico ministero Salvatore Vella, si era spinta persino in California dove ci sono gli uffici di Facebook. L’inchiesta si concentrò su uno studio tecnico di un ingegnere a cui gli inquirenti erano giunti grazie all'identificazione dell’utenza telefonica, il cui collegamento Wi-Fi era stato utilizzato per la creazione di un falso profilo che sarebbe stato utilizzato per creare la pagina. Nella vicenda erano state coinvolte altre quattro persone, tutti ragazzi, che frequentavano il suo studio per ragioni lavorative o personali. Il pm titolare dell’inchiesta aveva delegato alcuni accertamenti ai carabinieri che hanno provveduto a sequestrare pc, tablet, smartphone e altro materiale informatico di tutte le persone che frequentavano lo studio tecnico. Nessun elemento per gli altri indagati la cui posizione è stata archiviata.

Nel pc di Li Vecchi, invece, sarebbero state trovate tracce di file che confermerebbero la creazione della pagina facebook dai contenuti minatori. In particolare ci sarebbe un file collegato all’utenza che avrebbe prodotto la pagina. Il difensore, l'avvocato Gianfranco Pilato, ha annunciato che appellerà la sentenza. 

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