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Beni sequestrati a “stiddaro” grazie al pm Livatino, la polizia: "Dedichiamo l'operazione al giudice beato”

Gli immobili e i conto correnti sequestrati ai fratelli canicattinesi Antonio e Giuseppe Maira di Canicattì ammontano a circa 400 mila euro

Beni sequestrati ai fratelli Maira di Canicattì, il maggiore dei due Antonio nel 1986 fu condannato per mafia. In quel processo la pubblica accusa era sostenuta dal giudice Rosario Livatino, il magistrato che la Chiesa ha  proclamato beato domenica scorsa. 

“Vogliamo dedicare questa operazione  - dice dai microfoni di AgrigentoNotizie il primo dirigente Daniele De Girolamo che guida la sezione Anticrimine della questura - al giudice Livatino perchè  fu colui il quale fece condannare Antonio Maira e tutta la sua cellula che a Canicattì operava per conto della Stidda e che gli fece prendere pesantissime condanne che contribuirono a decretare la sua morte”.

"Tassi di interesse del 120% dopo i prestiti", dopo le condanne arrivano i sequestri
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Dietro alla misura di prevenzione patrimoniale eseguita dai poliziotti dell'Anticrimine, è stato svolto un lungo lavoro investigativo per risalire ai movimenti patrimoniali degli indagati. “E' stato difficile – dice il commissario Angelo Cascino -  ricostruire i movimenti di ogni singolo gettito e di ciascun capitale che transitano negli istituti bancari e postali. Solo questa meticolosa attività – conclude - ci ha portato a questo risultato”.

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