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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Lampedusa e Linosa

"Con le forze dell'ordine italiane non si parla": un "bravo" sulla "carretta" minacciava tutti, 4 fermi

La maggior parte dei 70 tunisini - una volta sbarcati a Lampedusa - ha detto d'essere stato sottocoperta, qualcun altro d'aver dormito per tutto il tempo della traversata e altri ancora di non aver capito se c'era e chi era che s'occupava della guida. Solo in pochi hanno dimostrato coraggio

Il coltello brandito in aria serviva per tenere l'ordine sull'imbarcazione carica di 70 persone. Ma anche e soprattutto per rendere più forte una specifica minaccia: "Con le forze dell'ordine italiane non si parla, non si racconta niente, non si danno dettagli". E così hanno fatto la maggior parte dei 70 tunisini sbarcati lo scorso 13 settembre a Lampedusa.

Immigrazione, fermati 4 scafisti

Qualcuno ha detto d'essere stato sottocoperta, qualcun altro d'aver dormito per tutto il tempo della traversata e altri ancora di non aver capito se c'era e chi era che s'occupava della guida. Ci sono stati però alcuni dei tunisini - che nonostante la minaccia - hanno trovato il coraggio. Hanno parlato, indicando il comandante, il copilota, il motorista e soprattutto colui che teneva in mano il coltello per intimorirli. Dichiarazioni ritenute attendibili dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Agrigento, che hanno lavorato in collaborazione con quelli della Squadra Mobile di Trapani, e dalla Procura della Repubblica di Agrigento che ha disposto 4 fermi di indiziato di delitto a carico di altrettanti tunisini. 

Armato di coltello controllava i migranti mentre gli altri guidavano il barcone 

"Si è riusciti a raccogliere delle dichiarazioni da alcuni dei migranti sbarcati che hanno consentito di ricostruire quello che era successo - ha spiegato il commissario capo Giovanni Franco, vice dirigente della Squadra Mobile di Agrigento, durante la conferenza stampa tenuta in Questura - . Abbiamo capito che l'imbarcazione aveva una regia e diversi soggetti con vari ruoli: c'era un comandante, un copilota che lo coadiuvava nella gestione dell'imbarcazione e c'era un tunisino che si occupava del corretto funzionamento dell'imbarcazione, occupandosi di olio e benzina. Un altro soggetto, armato di coltello, si occupava di tenere l'ordine sull'imbarcazione e, in questo caso, il reato è anche aggravato. E' stata un'indagine molto dispendiosa per la polizia di Stato che ha lavorato ad oltranza per ricostruire, nel più breve tempo possibile, tutti i fatti e ieri sera è stata depositata una notizia di reato alla Procura della Repubblica di Agrigento che ha ritenuto sussistenti i reati ed ha emesso un decreto di fermo". Le indagini della Squadra Mobile sono state coordinate dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto Cecilia Baravelli. Tutti e quattro dopo il fermo sono stati portati alla casa circondariale di Trapani. 

LE VIDEO INTERVISTE. Nonostante la riluttanza a collaborare di molti migranti, ecco cosa ha scoperto la Squadra Mobile  

Il provvedimento - per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina - è stato emesso a carico dei tunisini Monji Jribi di 44 anni; Najeh Nasri di 37 anni; Salim Haji Breik di 23 anni e Mohamed Gdiri di 25 anni. Secondo la ricostruzione della Squadra Mobile di Agrigento, con la quale ha collaborato la Mobile di Trapani, Jribi e Nasri svolgevano il ruolo di piloti dell'imbarcazione, Haji Breik il ruolo di motorista e Gdiri, armato di coltello, teneva l'ordine a bordo del natante. 

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