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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca San Biagio Platani

"Io asservito alla mafia? Del tutto ignorate le prove della difesa": l'ex sindaco Sabella replica duro

I giudici della prima sezione penale, nei giorni scorsi, hanno depositato le motivazioni della sentenza del processo "Montagna" con cui gli erano stati inflitti 6 anni e 8 mesi di reclusione per concorso esterno: "Riproduzione testuale degli argomenti del pm"

"L’esame della sentenza ha portato a rilevare, non senza stupore, che il tribunale ha ratificato l’impostazione accusatoria del pubblico ministero ritenendo di trascurare inspiegabilmente le molteplici prove introdotte a discarico dalla difesa a totale smentita di una accusa di concorso esterno in associazione mafiosa che ho sempre respinto con fermezza e dalla quale mi sono difeso anche con la forza della mia onestà e la consapevolezza della mia innocenza".

L'ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, replica così ai giudici che, nei giorni scorsi, hanno depositato le motivazioni della sentenza del processo scaturito dall'operazione "Montagna" con cui gli sono stati inflitti 6 anni e 8 mesi di reclusione per l'accusa di avere stretto un patto elettorale e affaristico col boss del paese Giuseppe Nugara. 

Sabella aggiunge: "Mi accorgo di una riproduzione testuale in sentenza delle singole parole e degli argomenti utilizzati dal pubblico ministero che ha sostenuto l’accusa nei miei confronti e nello stesso tempo, amaramente constato, l’omessa valutazione dell’intera attività difensiva e dei risultati oggettivi che aveva raggiunto, fino a notare, con incredulità, che sono stati utilizzati persino contenuti di intercettazioni svolte durante le indagini la cui perizia trascrittiva, disposta nel corso del processo, ne aveva accertato l’erroneità".

L'ex sindaco ribadisce la sua innocenza e precisa: "E’ una sentenza nella quale non riconosco me stesso, la mia sindacatura a servizio della mia comunità per la quale mi sono speso con onestà e passione e soprattutto è una sentenza nella quale ho visto stravolti i fatti e la mia condotta di amministratore che per sua scelta non ha mai gestito un solo appalto affidandolo ad enti terzi. Rilevo, inoltre - aggiunge-, che dopo oltre due anni di carcerazione preventiva che ho subito, non mi sono mai spiegato (anche in considerazione, tra l’altro, della contestazione dei fatti rimasti collocati al 2015 e cioè oltre sette anni addietro) la severità di un trattamento cautelare che mi ha visto sottoposto per decisione dello stesso tribunale di Agrigento all’obbligo di dimora, di recente revocatomi, per insussistenza dei presupposti, dal tribunale per il riesame di Palermo al quale ho dovuto rivolgermi".
 
Sabella ribadisce e conclude: "Tenuto conto della dimensione pubblica che ha assunto la mia triste vicenda, voglio rassicurare tutti coloro che in me hanno creduto che continuerò a lottare strenuamente con i miei avvocati perché venga riconosciuta da giudici equidistanti l’insussistenza degli addebiti rivoltimi".

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