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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Criminalità organizzata, immigrazione e affaire Aica: il prefetto lancia l'ultimo appello: "Serve uno scatto d'orgoglio a questa comunità sonnolente"

Maria Rita Cocciufa ha tracciato il bilancio dei suoi tre anni di permanenza e gestione delle molteplici e diversissime criticità dell'Agrigentino: "Ai miei nipoti, che ancora non ci sono, vorrei poter dire: 'Nel 2020 era in questo modo, ma adesso lì tutto è cambiato"

La pandemia da Covid-19, la beatificazione del giudice Rosario Livatino, la strage di Ravanusa, la nascita dell'Aica. Ma anche la presenza delle organizzazioni criminali, i problemi creati dalla movida e la crisi perdurante dell'immigrazione clandestina. Non è stato semplice, per il prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa, tracciare un bilancio dei suoi tre anni ad Agrigento. Non lo è stato perché Agrigento è una terra difficile, una terra con molteplici criticità. E non sono tutte apparenti ed evidenti. "Sono felice e molto dispiaciuta - ha ammesso il prefetto Cocciufa che lunedì si insedierà a capo della Prefettura di Reggio Emilia - . Felice perché è l'aspirazione di ognuno di noi fare altre, diverse, esperienze. Dispiaciuta, amareggiata perché quando si lascia una realtà si ricordano solo le cose belle".  

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Dalla pandemia da Covid al Mandorlo in fiore

"Quando sono arrivata c'era un territorio bloccato dalla pandemia. Ho cominciato a conoscere il territorio, incontrando le persone, guardandole in faccia e confrontandomi con loro solo dopo un po' - ha ricordato il prefetto Cocciufa - . La Prefettura deve occuparsi dei cittadini e lavorare con le istituzioni locali. Il prefetto non ha una bacchetta magica, ma un prefetto può fare tanto se ha la collaborazione delle forze dell'ordine e il coordinamento qui non è mai mancato". Il riferimento è stato alla gestione della movida che, alla ripresa dell'ordinaria vita collettiva, si è rivelata problematica: si sono ripetute risse e illegalità varie. Dopo la pandemia ho affrontato tante vicende: da momenti toccanti come la beatificazione del giudice Livatino, all'esperienza terribile di Ravanusa. Ieri, parlando con l'arcivescovo, ricordavamo il momento terribile dei funerali e di quella che è stata una comunità squarciata. Sono cose che non si possono dimenticare, ma è scattata una bella sinergia anche con l'amministrazione locale. Siamo andati a vedere fra le pieghe delle nostre competenze e abbiamo dato un contributo per le macchine perdute e per il supporto psicologico. Piccole cose, perché le competenze non passano dalla Prefettura. L'ultimo straordinario evento vissuto è stato il Mandorlo in fiore, ed è stata la prima e unica volta. E' stata una bella emozione vedere i gruppi, tanta gente per strada. I problemi ci sono stati, - ha ammesso il prefetto tracciando il bilancio dei tre anni agrigentini - ma dietro ogni manifestazione c'è un grandissimo lavoro. E' chiaro che noi vorremmo risultati eccezionali, ma tante cose non hanno conseguenze negative perché si lavora tanto.

Organizzazioni criminali presenti, ma anche belle realtà

"Questo è un territorio dove è forte la presenza delle organizzazioni criminali. Abbiamo cercato di rinvigorire l'attività dell'ufficio antimafia e ho firmato, di recente, tante interdittive antimafia. Non fa piacere farlo perché colpiscono aziende private. Il nostro compito è mantenere il tessuto sociale ed economico sano perché - ha ricordato il prefetto - questi 'bubboni' che continuano a circolare non fanno altro che rallentare la crescita e l'economia. Lascio tanti problemi, come ad esempio quelle legate alle infrastrutture sulle quali non abbiamo potuto incidere più di tanto. Ci sono belle realtà in questa provincia come il 'Cartello sociale' che auspico che possa continuare a lavorare. E' un'esperienza unica nel panorama siciliano e credo anche nazionale. Si sono messi insieme forze diverse che hanno richiamato l'attenzione su temi che sono 'temi di tutti'. Sullo sfondo, c'è quel famoso 'bene comune' su cui tutti dovremmo tendere. Continuo a incoraggiarli". 

"Aica: croce e delizia" 

"E' stata una sfida. Quello che è successo qui non è mai successo sul territorio nazionale: fallisce un'azienda che eroga un servizio pubblico essenziale e la gestione viene sostituita da commissari prefettizi. E poi c'era idea di società partecipata, per azioni - ha ricordato il prefetto Cocciufa - . Non mi sono mai permessa di entrare nel merito di decisioni politiche, ma rammento la soddisfazione del luglio 2021 quando siamo passati dalla gestione commissariale ad Aica. I problemi sono rimasti, qualcuno potrebbe obiettare. E' vero ed è facile dirlo. Non la ritengo finita. E' un percorso questo e sta alle amministrazioni locali, alla politica gestirla. Ho fatto più appelli: 'questo giocattolo lo avete in mano voi e vanno garantiti servizi da tempi moderni per i cittadini' - ha rievocato gli appelli lanciati - . L'acqua ce l'abbiamo. 'Avete un giocattolo che potete trasformare in esempio positivo, ma stiamo attenti a non cadere in organismi che diventano terreno di conquista per posti di potere' - ha continuato a richiamare quanto già, più volte, detto - .  Su alcune cose bisogna lavorare tutti insieme.  Particolarismi, partitismi non servono a niente, anzi fanno del male. E' un'azienda pubblica che gestisce un mare di soldi. E si deve tenere in conto anche, soprattutto, che gli agrigentini l'acqua la meritano".

La Prefettura senza tregua 

"La Prefettura che io ho amato è stata quella che si è occupata del governo del territorio inteso in senso alto e non politico. Ma c'è stata anche l'altra Prefettura, quella parallela, quella senza un momento di respiro che si chiama immigrazione. I numeri impressionanti si conoscono. Nelle prossime settimane ci saranno delle grosse novità che speriamo aiutino a governare meglio questo fenomeno. Quest'ultimo anno è stato complicato  - ha ammesso il prefetto Maria Rita Cocciufa - . Il gestore dell'hotspot si è trovato ad avere a che fare con numeri importanti, ma a non gli è mai mancato il nostro supporto, sopperendo a carenze difficili da gestire. Non ci sono stati ritardi pagamenti - ha voluto evidenziare la massima autorità di Governo - . Noi paghiamo quando arrivano le carte". Cocciufa ha anche ricordato l'infinito lavoro che rimane sotto traccia. " Abbiamo 18 Cas, 37 centri per minori, decine e decine di società di pullman, i traghetti, gli alberghi per le forze dell'ordine presenti a Lampedusa. Sono orgogliosa perché nonostante la carenza personale, questa Prefettura ha personale che lavora in silenzio e con dedizione. Da quello che facciamo noi dipende un pezzetto di economia di questa provincia". Accanto al prefetto, anche oggi, c'erano coloro che la stessa Cocciufa ha definito "i pilastri della Prefettura': il vicario Massimo Signorelli e il capo di Gabinetto Elisa Vaccaro. 

da sx massimo signorelli, maria rita cocciufa, elisa vaccaro2

Comunità sonnolenta, serve uno scatto d'orgoglio 

"Questa è comunità sonnolenta, restia alla partecipazione. Partecipazione che è mancata e non ci sono grandi segnali in questo senso - ha analizzato il prefetto - .Da siciliana, ripeto che questa è una terra bellissima, con tante energie positive. Ieri mi ha chiamato il procuratore capo di Reggio Emilia, il dottore Paci che è di Canicattì. Perché queste nostre forze migliori non vengono fuori? Perché non c'e' uno scatto d'orgoglio?. Alle tante scolaresche che ho incontrato nel corso di questi anni ho sempre ripetuto di studiare e studiare. Perché solo studiando si possono fare le scelte e prendere in mano il proprio destino. 'Non permettete di fare ad altri le vostre scelte - ha ripetuto ai giovani, ancora una volta, in quello che è stato il giorno dell'addio - . Studiare significa conoscere e conoscere vi aiuterà a non bussare alle porte dei politici. Questa è una realtà che ha un livello culturale sorprendente, Le energie ci sono, ma non vengono fuori. Ai miei nipoti, quando parlerò di Agrigento vorrei poter dire: 'Nel 2020 era in questo modo, ma adesso lì tutto è cambiato". 

Il prefetto Cocciufa saluta Agrigento, il richiamo ai giovani: “Non bussate alle porte dei politici di turno, siate gli artefici del vostro destino”

L'avvicendamento 

Lunedì, in Prefettura, si insedierà il nuovo prefetto di Agrigento: Filippo Romano. Il ricordo di Maria Rita Cocciufa resterà però, e a lungo, nel cuore di tanti agrigentini. E' stato il prefetto dal sorriso dolce, del tentare sempre e comunque la mediazione per fare gli interessi altissimi, gli unici, della comunità. E' stato il prefetto che, cercando di fronteggiare le molteplici e diverse problematiche di questa provincia, non soltanto ha messo impegno e sacrifici quotidiani (perdendo il sonno tante, tantissime, notti), ma il cuore. Il grande cuore di una siciliana che auspica riscatto e affermazione anche per questo pezzetto di Italia che tanto ha e tanto merita, ma che da sempre vive nella rassegnazione. 

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