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Rotazione dei dirigenti subito dopo le perquisizioni dei carabinieri, il vicesindaco: "Un atto ordinario"

A chiedere chiarezza era stato in aula l'ex primo cittadino Lillo Firetto: "Dobbiamo pensare ad una mera coincidenza?"

Il provvedimento era stato firmato esattamente 24 ore dopo una "visita" a sorpresa dei carabinieri a Palazzo dei Giganti, creando non poco scalpore.

Oggi però si scopre che quella rotazione dei dirigenti voluta dal primo cittadino di Agrigento Franco Micciché lo scorso 25 maggio fu voluta solo per dare "slancio all'azione amministrativa", senza alcun collegamento alle indagini e all'acquisizione di documentazione da parte dei militari sulla gestione del Distretto sanitario D1 di cui però quel turn over di dirigenti cambiò il vertice. 

A dirlo in Consiglio comunale il vicesindaco di Agrigento, Aurelio Trupia, rispondendo ad una interrogazione del question time proposta dall'ex primo cittadino Lillo Firetto. "Quel provvedimento - ha detto l'ex deputato regionale - veniva presentato dal sindaco come volto a ridare slancio all'attività amministrativa nel solco della rotazione ordinaria. E' stato però adottato subito dopo un blitz eseguito dai carabinieri i quali hanno perquisito l'ufficio di un dirigente che coordinava il distretto socio sanitario D1... In concomitanza con le indagini riferite a dipendenti comunali per i fatti di un certo tenore si pone il tema delicato di dare avvio a provvedimenti straordinari in via cautelativa, motivandone le ragioni in Consiglio comunale. Non è che c'è la possibilità di annacquare: bisogna dire pane al pane e vino al vino poi come ciascuno di noi si augura la vicenda sarà chiarita e andrà anche a buon fine per le persone coinvolte".

La contestazione di Firetto è chiara: non si può non ritenere sospetta una rotazione che avviene a 24 ore di distanza da una perquisizione che, è evidente, non è un'accusa di colpevolezza ma la dimostrazione di un "interessamento" della magistratura per una vicenda.

Tutto regolare, per il Comune, che continua a sostenere che quella fu una "rotazione ordinaria", dato che si sarebbe dovuto/potuto procedere ad un intervento straordinario solo a patto che si conoscesse "l'avvio di un procedimento penale o disciplinare nei confronti del dipendente", quindi la richiesta di rinvio a giudizio o un procedimento già aperto o l'iscrizione nel registro degli indagati.

"Al tempo dell'ordinanza, dell'adozione della determina sindacale, tutte queste condizioni previste dalla normativa non si erano verificate e, a tutt'oggi, non sono verificate", spiega Trupia. 

"A questo punto - replica ironico Firetto - dovremmo solo pensare che è una coincidenza la presenza dei carabinieri in palazzo di città". 

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