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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Pensioni, cosa accadrà nel 2023: tutte le ipotesi

Le proposte per il 2023 per uscire in anticipo dal mondo del lavoro ed evitare i 67 anni della Legge Fornero

I sindacati tornano a chiedere al governo la ripresa di un confronto sulla riforma delle pensioni, interrotto a febbraio a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. I tempi stringono: a settembre dovrà essere definita la nuova legge di bilancio con all’interno nuove misure previdenziali per il 2023. A dicembre 2022, infatti, scade Quota 102 (64 anni d’età e 38 di contributi) e si rischia di tornare ai 67 anni della Legge Fornero. Mentre i sindacati puntano su nuovi canali per il pensionamento anticipato, il governo ha più volte chiarito di voler individuare nuove forme di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro purché rientrino all’interno del sistema contributivo. Vediamo insieme quali potrebbero essere le soluzioni previdenziali per il 2023.

Allo studio la pensione in due tempi

Il compromesso tra governo e sindacati sulla nuova riforma delle pensioni 2023 potrebbe essere la pensione in due tempi, misura che prevede una prima quota calcolata con il sistema contributivo e una seconda quota con il retributivo, da corrispondere in un momento successivo. Con questo metodo l’assegno pieno, ossia quello composto dalla quota retributiva e quota contributiva, arriverebbe solo al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Sotto la lente anche Quota 41 (41 anni di contributi a prescindere dall'età lavorativa) e l’uscita dal lavoro con 64 anni d’età e con almeno 20 anni di contributi,  anche se i sindacati vorrebbero l’estensione della flessibilità a partire dai 62 anni di età.

Intanto il ministro dell'Economia, Daniele Franco, nell'introduzione al Def, ha dichiarato che la mini-riforma pensionistica dovrà avvenire “nel pieno rispetto dell'equilibrio dei conti pubblici, della sostenibilità del debito e dell'impianto contributivo del sistema”. Allo studio “soluzioni che consentano forme di flessibilità in uscita ed un rafforzamento della previdenza complementare", “occorrerà, altresì, approfondire le prospettive pensionistiche delle giovani generazioni", ha ribadito il ministro.

Sindacati in pressing sulle pensioni integrative

Con la nuova riforma delle pensioni 2023 potrebbero arrivare anche nuove misure per incentivare le pensioni integrative. Cgil, Cisl e Uil puntano sul silenzio-assenso per la destinazione del Tfr alla previdenza complementare, ma anche su incentivi fiscali per i giovani e per i lavoratori con redditi bassi, ossia per coloro che rischiano di ritrovarsi con una “copertura previdenziale” inadeguata o meglio di coloro che sono “più bisognosi . Sul silenzio-assenso per destinare il Tfr ai fondi pensione il presidente della Covip ha dichiarato che questa nuova fase “potrebbe oggi essere meglio realizzata tramite l’utilizzo di procedure online, che non ostacolino per i singoli lavoratori interessati una eventuale scelta di non partecipazione, ma che al tempo stesso chiariscano in modo oggettivo, nell’informazione fornita a supporto delle scelte da compiere, i vantaggi dell’adesione”.

Covip: 8,8 milioni i lavoratori iscritti alle forme integrative

Secondo i dati Covip, a fine 2021 erano circa 8,8 milioni i lavoratori iscritti alle forme integrative. Nel corso di un’audizione parlamentare il presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, Mario Padula, ha spiegato che l’offerta di previdenza complementare, composta da 349 forme pensionistiche, risulta composta da:

  • 33 fondi negoziali;
  • 40 fondi aperti;
  • 72 Piani individuali pensionistici (Pip) “nuovi”;
  • 204 fondi preesistenti.

Uil: patto intergenerazionale tra anziani e giovani

Alla luce del grande cambiamento demografico la Uil propone un patto intergenerazionale tra anziani e giovani. "l nostro è il secondo Paese più vecchio al mondo. Questo allungamento della vita ci impone di pensare a nuovi modelli vita e di lavoro - ha dichiarato il segretario generale UilP Carmelo Barbagallo - Ad esempio, invece di far fare i lavori socialmente utili ai giovani (cosa che ha creato solo tanto precariato), questi lavori si potrebbero far fare agli anziani che lo desiderano, in modo che possano anche integrare le basse pensioni. I giovani potrebbero assistere le persone anziane e aiutarli a comprendere le nuove tecnologie. Questo aiuterebbe gli anziani e creerebbe buoni posti di lavoro per i giovani".

fonte Today.it

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