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Tribunale / Favara

"Appropriazione indebita e autoriciclaggio", il Riesame: no all'annullamento del sequestro beni

I sigilli erano stati apposti a dieci immobili e due conti correnti bancari

Il tribunale del Riesame di Agrigento ha rigettato l'appello presentato dai legali di Maria Barba con il quale veniva chiesto l'annullamento del sequestro - per 750 mila euro - di beni disposto dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura di Agrigento. Il Riesame ha condannato Maria Barba al pagamento delle spese processuali.

Appropriazione indebita e autoriciclaggio, sequestrati 750mila euro a imprenditrice

All'inizio del mese, la Direzione investigativa antimafia, su disposizione del procuratore della Repubblica facente funzioni di Agrigento, Salvatore Vella e del sostituto Gloria Andreoli, ha eseguito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente in danno al patrimonio di una imprenditrice favarese, Giusy Barba, 40 anni, attiva nel settore dell’assistenza agli anziani e disabili, indagata per i reati di appropriazione indebita ed auto riciclaggio.

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I sigilli erano stati apposti a dieci immobili e due conti correnti bancari. "L’attività di indagine economico-finanziaria  degli investigatori della Dia - scriveva la Procura della Repubblica - attraverso l’analisi di scritture contabili, libri sociali, movimentazione di rapporti finanziari, nonché copioso altro materiale documentale, ha permesso, sostanzialmente, di ricostruire il modus operandi adottato dai soggetti coinvolti accertando come siano riusciti nel tempo a reimpiegare il denaro provento dell’attività illecita scaturita dalla gestione di una società cooperativa Onlus". I beni della Suami, società riconducibile all'indagata, sarebbero stati fatti sparire attraverso una serie di operazioni di riciclaggio.

Maria Giusy Barba è l'ex moglie di Salvatore Lupo, ex presidente del consiglio comunale di Favara, ucciso il giorno di Ferragosto dell'anno scorso. Per il delitto è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Agrigento ed è finito a processo il padre della donna, Giuseppe Barba, che lo avrebbe assassinato per i contrasti economici legati alla separazione con la figlia.

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