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Sabato, 20 Aprile 2024
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Il reddito di cittadinanza diventa Gil, Gal e Pal con il decreto del 1° maggio

Il prossimo Consiglio dei ministri, in un giorno simbolico, si concentrerà sul decreto legge lavoro: la misura cavallo di battaglia dei 5 Stelle verrà profondamente modificata dal governo Meloni. Vediamo come, secondo le anticipazioni emerse finora

"La prossima riunione si farà il primo maggio", aveva detto la premier Giorgia Meloni nell'ultimo Consiglio dei ministri. È un gesto "simbolico", ripetono dall'esecutivo, quello di riunire i ministri nel giorno della festa del lavoro, un unicum almeno negli anni più recenti. Ed è proprio in questa occasione, lunedì prossimo, che è previsto il varo del cosiddetto decreto lavoro, provvedimento che potrebbe "irrobustire" le buste paga dei lavoratori dipendenti grazie a un nuovo taglio del cuneo fiscale (ne abbiamo parlato qui), e definire le nuove misure di contrasto alla povertà che sostituiranno il reddito di cittadinanza.

Sul piatto ci sono poco meno di tre miliardi e mezzo di euro, portati in dote dalle nuove stime di Pil e deficit contenute nel Def (il documento di economia e finanza). Una volta autorizzato dal Parlamento - il voto delle risoluzioni a maggioranza assoluta è previsto il 27 aprile -, il governo potrà procedere con il decreto legge che dovrebbe aggiungere un ulteriore punto di riduzione dei contributi, che "ci avvicina all'obiettivo di legislatura di un taglio di 5 punti", come ha ricordato qualche giorno fa Marina Elvira Calderone, ministra del lavoro. Sue sono anche le misure in via di elaborazione per correggere il decreto dignità del primo governo Conte e, appunto, quelle sulla revisione del reddito di cittadinanza.

La misura cavallo di battaglia dei 5 Stelle verrà profondamente modificata dal governo Meloni. Vediamo come, secondo le anticipazioni emerse finora, precisando che si tratta al momento di una bozza di riforma: il testo messo a punto sotto la regia della ministra del lavoro, infatti, potrebbe subire modifiche nei prossimi giorni.

I sindacati hanno già espresso perplessità per le nuove misure di contrasto alla povertà, che "prevedono percorsi, importi economici, durata dei trattamenti e presa in carico distinti a prescindere dalla reale condizione di povertà e di disagio dei nuclei familiari e delle persone che li compongono". Sta di fatto che, secondo le anticipazioni circolate, dal 1° gennaio 2024 il reddito di cittadinanza (Rdc) sarà spacchettato in tre differenti misure, includendo anche gli interventi per le politiche attive del lavoro: la garanzia per l'inclusione (Gil), la garanzia per l'attivazione lavorativa (Gal) e la prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal).

Reddito di cittadinanza addio: cosa sono Gil, Gal e Pal

Per quanto riguarda la garanzia per l'inclusione (Gil), questa verrà riconosciuta ai nuclei familiari al cui interno è presente un disabile, un minore, un soggetto con almeno 60 anni di età, oppure una persona a cui è stato riconosciuto l'assegno per l'invalidità civile. Il beneficio previsto dalla Gil sarà di 6mila euro l'anno, vale a dire 500 euro al mese. Il sussidio potrà essere integrato fino a 3.360 euro (280 euro extra al mese) come contributo per l'affitto. Viene erogato per 18 mesi e dopo un mese di stop riparte per altri 12.

Per i beneficiari del reddito di cittadinanza, cioè per tutti coloro che al momento della scadenza dei 7 mesi di sussidio previsti per quest'anno hanno sottoscritto un patto per il lavoro e sono inseriti in misure di politica attiva, scatta invece la prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal). Si può chiedere dal 1° settembre e vale 350 euro al mese. Si stima che l'intervento interessi 213mila persone di 154mila nuclei familiari, per un esborso complessivo da 276 milioni di euro.

Stesso valore per la garanzia per l'attivazione lavorativa (Gal), riconosciuta a soggetti tra i 18 e i 59 anni in condizione di povertà assoluta, con un valore Isee non superiore a 6mila euro: vi rientrano tutti i nuclei familiari che non hanno i requisiti per accedere alla Gil. Con il decreto lavoro di lunedì 1° maggio 2023 si dovrebbe anche sanare il buco normativo creato con la manovra, che aveva cancellato il reato per chi riceveva indebitamente l'assegno, con un inasprimento delle sanzioni per dichiarazioni false e truffe, con pene fino a 6 anni di carcere.

Fonte Today.it

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