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Sabato, 20 Aprile 2024
La polemica / Ravanusa

Ravanusa, i sopravvissuti alla strage dicono "no" al nuovo progetto

E' stato chiamato "Caterpillar", proprio per l'obiettivo determinato di demolire tutte le abitazioni

Arriverà oggi in Consiglio comunale a Ravanusa il progetto di riqualificazione e demolizione del triangolo della morte di via Trilussa, teatro un anno fa della tragica esplosione nella quale persero la vita nove persone tra cui una donna al nono mese di gravidanza.

Un progetto ribattezzato, significativamente "Caterpillar" dagli stessi residenti, proprio perché con una chiarissima missione, quella di eliminare le abitazioni rimaste per riqualificare con nuova destinazione l'area. Un'idea, quella di abbattere tutto per dare una nuova vita a quella zona della città, che trova la contrarietà di chi lì è vissuto e che da un anno attende di poter rimettere piedi nelle proprie case, pronto anche a sostenerne i costi per la messa in sicurezza, in considerazione anche della possibilità dei dovuti risarcimenti.

Uno "scontro" quello consumatosi finora con l'Amministrazione comunale che non potrà che acuirsi nel prossimo futuro, con i residenti che stanno al momento attendendo che vengano rimosse le macerie (operazioni che si sarebbero dovute concludere entro l'anno, ma che forse si chiuderanno in primavera).

“Siamo in attesa che Italgas completi le operazioni di rimozione delle macerie ed elimini i muri pericolanti. Fatto questo - spiega l’avvocato Ottavia Palumbo, che rappresenta alcuni degli sfollati - non sussisteranno più motivi contingibili e urgenti per giustificare l’ordinanza di evacuazione, che deve essere quindi revocata. Ci rivolgeremo alla Prefettura e ai tribunali competenti se così non sarà. Siamo pronti - continua - anche a chiedere un commissario ad acta per garantire il diritto ai miei assistiti di tornare a casa propria”. 

Le case sono ancora in larga parte al loro interno così come erano la notte dell’11 dicembre, quando per le decine di famiglie coinvolte, cambiò tutto. Gl abitanti sono riusciti a tornare a casa per pochi momenti, accompagnati dai vigili del fuoco e dalla protezione civile solo per raccogliere le cose più importanti. Poi è stato abbandonato tutto, ed è rimasto immutato per un anno, con - al massimo - un peggioramento delle cose. “L’esplosione ha danneggiato finestre e tetti - continua Palumbo - e questo ha permesso agli agenti atmosferici di arrecare ulteriori danni agli appartamenti dei miei assistiti. La cosa davvero assurda sa quale è? Che ad Ischia molte famiglie sono potute tornare nell’immediato nelle loro case, a Ravanusa questo non è possibile. Perché?”

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