"Non dichiarò il falso per beneficiare della legge 104", assolto funzionario
Il giudice assolve impiegato che aveva attestato il ricovero "non a tempo pieno" della madre che si trovava in una Rsa
Non commise alcun falso attestando che la madre, ospite di una Residenza sanitaria assistita, non fosse "ricoverata a tempo pieno".
Il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Katia La Barbera, ha assolto "perchè il fatto non sussiste", Paolo Loggia, di Ravanusa, all'epoca dei fatti dipendente dell'Agenzia delle Entrate di Canicattì, dall'imputazione di falso ideologico del privato in atto pubblico, perchè, secondo le prospettazioni della Procura, al fine di fruire dei benefici riconosciuti dalla legge 104 in ordine ai permessi per assistere familiari non autosufficienti, aveva attestato falsamente alla direzione provinciale, che la madre nel periodo indicato nella dichiarazione di autocertificazione, ovvero nel 2017, non fosse "ricoverata a tempo pieno", mentre, invece, in esito ad indagine interna dell'Agenzia delle Entrate, in sede disciplinare e di altri organi del Comune di Ravanusa, risultava ospitata in una casa di riposo di Campobello di Licata.
Il giudice ha accolto la tesi dei difensori di Loggia, gli avvocati Alberto Seggio e Michelangelo Agrò, i quali hanno dimostrato, invece, che "il ricovero a tempo pieno" del familiare, quale presupposto per la concessione dei benefici e dei permessi al dipendente, "deve intendersi esclusivamente quello per le intere 24 ore presso gli ospedali o comunque presso le strutture sanitarie pubbliche o private che assicurano assistenza sanitaria continuativa".
Non esercitando le case di riposo l'assistenza sanitaria continuativa, quale quella, invece, che nel privato è riscontrabile presso le Residenze sanitarie assistite - è stato sostenuto -, l'espressione "non ricoverata a tempo pieno" non rappresentava un falso ideologico. Il pm aveva chiesto l'assoluzione per "tenuità del fatto".