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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Non raggirò disabile per farsi pagare lo smartphone e non lo minacciò", assolto 36enne

L'imputato - un personal trainer di una palestra - era accusato di circonvenzione di incapaci e violenza privata

Assoluzione perchè il fatto non sussiste: questo il verdetto del giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, nei confronti di Morgan Meli, 37 anni, di Agrigento, finito sotto processo con le accuse di circonvenzione di persone incapaci e violenza privata.

L'imputato, che è stato difeso dall'avvocato Giuseppe Zucchetto, in particolare, era accusato di avere approfittato di un disabile psichico trentenne che frequentava la palestra dove lavorava come personal trainer, per fargli eseguire alcune operazioni commerciali a lui sconvenienti.

In particolare, secondo l'iniziale ipotesi accusatoria che non ha retto al vaglio del processo, lo aveva indotto ad aprire una partita Iva e un conto corrente, richiedere una carta di debito e farsela consegnare. Con quella carta l'imputato, secondo il suo racconto, avrebbe comprato alcuni cellulari, fra cui uno particolarmente costoso di 499 euro, ma non solo: i soldi sarebbero stati pure utilizzati per il pagamento del traffico telefonico.

Le operazioni sarebbero state compiute fra l'ottobre e il novembre del 2014. Meli era accusato pure di violenza privata perchè, sempre secondo l'ipotesi accusatoria iniziale che è stata sconfessata nel processo, che si è celebrato con il rito abbreviato, lo avrebbe strattonato e preso per il collo, minacciandolo di "ammazzarlo a legnate" se avesse chiuso il conto corrente bancario, costringendolo così a mantenerlo aperto.

L'indagine è scattata dopo una denuncia alla Guardia di Finanza. Il pubblico ministero, a conclusione della requisitoria, aveva ritenuto provate le accuse a suo carico e ne aveva chiesto la condanna a 1 anno e 10 mesi di reclusione.

L'avvocato Zucchetto ha, invece, ribadito che non c'era stata alcuna minaccia nè tantomeno il disabile era stato raggirato. Il legale, in particolare, ha sostenuto che era stato lo stesso trentenne a proporre quelle operazioni al personal trainer. 

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