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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Raffadali

Pensionato ucciso a colpi di pistola nella sua casa di campagna, chieste due condanne

Il pubblico ministero Sara Varazi propone l'ergastolo per uno dei killer - il trentaseienne Angelo D'Antona - e 16 anni per Antonino Mangione, collaborante, che avrebbe organizzato l'omicidio

La condanna all'ergastolo per uno dei killer - il trentaseienne Angelo D'Antona - e 16 anni di carcere per Antonino Mangione, 41 anni, che ha collaborato con gli inquirenti raccontando di avere ricevuto l'incarico di commettere l'omicidio e di averlo organizzato ingaggiando due esecutori materiali. 

Sono stati chiesti, a conclusione della requisitoria, dal pubblico ministero Sara Varazi per due imputati dell'inchiesta per l'omicidio del pensionato di Raffadali, Pasquale Mangione.

Il delitto del sessantanovenne è avvenuto in contrada Modaccamo, strada di campagna fra Raffadali e Cianciana, il 2 dicembre del 2011. A svelare i retroscena della vicenda è stato Antonino Mangione che si è autoaccusato di avere organizzato l'omicidio tirando in ballo uno dei figli della vittima, in un primo momento indagato con l'accusa di essere stato il mandante. 

"Mi chiese se potevo organizzare l'omicidio del padre, era diventato un fastidio per lui perchè andava in giro a molestare donne in paese. Mi diede 5mila euro che spartimmo con Roberto Lampasona e Angelo D'Antona, altri 1.300 euro li pagò a parte per la pistola che acquistai da un palmese". Così il collaborante aveva raccontato la decisione di uccidere il pensionato. 

A commettere materialmente l'omicidio, secondo il racconto di Mangione, sarebbero stati Lampasona e D'Antona. Il collaborante aveva aggiunto: "Ho chiesto l'autorizzazione a Francesco Fragapane (condannato con l'accusa di essere il nuovo capo mandamento) che mi disse che la vittima non apparteneva a Cosa Nostra e, in definitiva, potevamo fare quello che volevamo". 

La posizione di Lampasona è stata stralciata perchè la Procura ha notificato, per un disguido, l'avviso di conclusione delle indagini a uno dei difensori, con la conseguenza che l'ordinanza di custodia cautelare in carcere era decaduta per scadenza dei termini. I difensori di D'Antona e Antonino Mangione - gli avvocati Valentina Tranchina, Salvatore Pennica e Teresa Alba Raguccia - hanno chiesto, invece, il giudizio abbreviato. 

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