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Cronaca Raffadali

L'inchiesta sull'omicidio del pensionato di Raffadali, presunto killer scarcerato per una mancata notifica

Il quarantaquattrenne Roberto Lampasona, accusato di avere ucciso Pasquale Mangione insieme ad altri due complici, tuttavia non torna libero perchè sta scontando una precedente condanna. La Procura non ha fatto recapitare alla difesa l'avviso di conclusione delle indagini

La mancata notifica dell'avviso di conclusione delle indagini ai difensori, fa scadere i termini di custodia cautelare in carcere per uno dei presunti killer del pensionato di Raffadali, Pasquale Mangione. Il gip Luisa Turco ha, quindi, rimesso in libertà, salvo applicargli l'obbligo di dimora nel Comune di residenza, Roberto Lampasona, 44 anni, di Santa Elisabetta, arrestato esattamente un anno fa.

All'origine del provvedimento, che non ha effetti pratici perchè Lampasona resta in carcere, per altri 4 anni, per scontare una precedente condanna per droga, la mancata notifica da parte della Procura dell'avviso di fine inchiesta. 

La circostanza è stata rilevata all'udienza preliminare, a carico anche di altri due imputati - Antonino Mangione, 40 anni, il collaborante che ha raccontato dettagli, retroscena e singoli ruoli nell'esecuzione del delitto e Angelo D'Antona, 36 anni, entrambi di Raffadali - che saranno processati separatamente. 

La richiesta di rinvio a giudizio, presentata dal pubblico ministero Sara Varazi, è stata, quindi, dichiarata nulla. Nel frattempo, essendo trascorso un anno dall'applicazione della misura cautelare, i termini sono scaduti senza che si sia arrivati al processo come, invece, è accaduto per gli altri due imputati che restano detenuti.

Lampasona, che ha nominato come difensori gli avvocati Antonino Gaziano e Salvatore Manganello, insieme a D'Antona avrebbe materialmente ucciso il pensionato di Raffadali, Pasquale Mangione, dieci anni fa, con due colpi di pistola alla spalla e alla schiena e con ripetuti colpi alla testa con il calcio della stessa arma.

La Procura sembra avere messo da parte la pista legata alle molestie che sarebbero state commesse dalla vittima tanto che non compare fra gli imputati uno dei figli, inizialmente accusato di essere stato il mandante. Il gup Stefano Zammuto ha fissato la requisitoria per il 30 novembre.

Proprio nelle scorse settimane si è celebrato l'incidente probatorio nel quale Mangione, pur con qualche incertezza, ha sostanzialmente confermato le accuse. In un primo momento aveva detto che l'omicidio era stato pagato con 10.000 euro da dividere in tre. Infine aveva corretto il tiro dicendo che il delitto era stato commissionato con 5.000 euro oltre ai 1.300 euro ricevuti a parte per l'arma.

L'omicidio è avvenuto in contrada Modaccamo, strada di campagna fra Raffadali e Cianciana il 2 dicembre del 2011. Antonino Mangione aveva confermato le accuse al figlio della vittima. 

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