Pensionato ucciso a colpi di pistola nella sua casa di campagna, giudizio abbreviato per due imputati
Pasquale Mangione è stato assassinato nel 2011, fra Raffadali e Cianciana. Uno dei presunti killer torna libero per decorrenza dei termini a causa di un errore nella notifica del procedimento: il 43enne Roberto Lampasona, in ogni caso, resterà in carcere per una precedente condanna per droga
Giudizio abbreviato per due dei presunti responsabili dell'omicidio del pensionato di Raffadali, Pasquale Mangione, ucciso dieci anni fa con due colpi di pistola alla spalla e alla schiena e con ripetuti colpi alla testa con il calcio della stessa arma.
Il rito alternativo è stato chiesto dagli avvocati Valentina Tranchina, Salvatore Pennica e Teresa Alba Raguccia, difensori di due imputati, ovvero Antonino Mangione, 40 anni, il collaborante che ha raccontato dettagli, retroscena e singoli ruoli nell'esecuzione del delitto e Angelo D'Antona, 36 anni, entrambi di Raffadali.
Il terzo imputato - Roberto Lampasona, 44 anni, di Santa Elisabetta, ritenuto legato alla mafia ma sempre assolto in inchieste di criminalità organizzata - per un errore legato alle notifiche del procedimento, non formalizzate in tempo ai difensori, gli avvocati Antonino Gaziano e Salvatore Manganello, nei prossimi giorni sarà scarcerato per decorrenza dei termini.
L'imputato, però, resterà in carcere per scontare una condanna per una precedente vicenda giudiziaria in materia di droga. Il pubblico ministero Sara Varazi sembra avere messo da parte la pista legata alle molestie che sarebbero state commesse dalla vittima tanto che non compare fra gli imputati uno dei figli, inizialmente accusato di essere stato il mandante.
Il gup Stefano Zammuto ha fissato la requisitoria per il 30 novembre. Proprio nelle scorse settimane, davanti al gip Luisa Turco che lo scorso settembre aveva firmato le ordinanze cautelari in carcere, si è celebrato l'incidente probatorio nel quale Mangione, pur con qualche incertezza, ha sostanzialmente confermato le accuse.
In un primo momento aveva detto che l'omicidio era stato pagato con 10.000 euro da dividere in tre. Infine aveva corretto il tiro dicendo che il delitto era stato commissionato con 5.000 euro oltre ai 1.300 euro ricevuti a parte per l'arma. L'omicidio è avvenuto in contrada Modaccamo, strada di campagna fra Raffadali e Cianciana il 2 dicembre del 2011.
Antonino Mangione aveva confermato le accuse al figlio della vittima. "Mi chiese se potevo organizzare l'omicidio del padre - aveva detto -, era diventato un fastidio per lui perchè andava in giro a molestare donne in paese. Mi diede 5mila euro che spartimmo con Roberto Lampasona e Angelo D'Antona, altri 1.300 euro li pagò a parte per la pistola che acquistai da un palmese".
A commettere materialmente l'omicidio, secondo il racconto di Mangione, sarebbero stati Lampasona e D'Antona.
Il collaborante aveva aggiunto: "Ho chiesto l'autorizzazione a Francesco Fragapane (condannato con l'accusa di essere il nuovo capo mandamento) che mi disse che la vittima non apparteneva a Cosa Nostra e, in definitiva, potevamo fare quello che volevamo".