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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Morì per colpa dell'amico che guidava drogato", 25enne davanti al gup

Alfonso Amodeo, 25 anni, di Raffadali, è accusato di omicidio stradale e lesioni personali colpose

I familiari del ventitreenne morto, secondo la Procura a causa della condotta di guida sconsiderata dell’amico con cui viaggiava in auto che era persino drogato, si costituiscono parte civile. I difensori dell’imputato, invece, chiedono e ottengono la citazione in giudizio di una compagnia assicurativa in qualità di responsabile civile che, quindi, si accollerà il risarcimento dei danni in caso di condanna.

Chiesto rinvio a giudizio per automobilista venticinquenne

È iniziata oggi, davanti al giudice Alessandra Vella, l’udienza preliminare per la morte del ventitreenne di Raffadali Salvatore Lombardo. Secondo il pubblico ministero Silvia Baldi, trasferita nei mesi scorsi, il ragazzino morì per colpa dell’amico che guidava, in stato di alterazione dovuto all’assunzione di droghe leggere, la Fiat Punto a bordo della quale si trovava insieme a un terzo ragazzo.

A distanza di meno di un anno dalla tragedia, avvenuta il 2 luglio, nei pressi del Villaggio della Gioventù di Raffadali, la Procura della Repubblica ha già chiesto il rinvio a giudizio, per le accuse di omicidio stradale e lesioni colpose, nei confronti di Alfonso Amodeo, 25 anni, di Raffadali. Amodeo, Lombardo e un altro amico, a sua volta rimasto ferito, secondo quanto è stato ricostruito dalle indagini che hanno portato al processo, stavano tornando da una gita al mare. Amodeo, al volante dopo avere assunto droghe leggere, avrebbe invaso la corsia di marcia opposta, anche a causa dell’elevata velocità, andando a sbattere contro la Ford guidata da un ottantacinquenne che restò ferito. La difesa – affidata agli avvocati Davide Casà e Antonella Iacono Manno – ha chiesto al giudice l’autorizzazione a citare il responsabile civile, vale a dire l’assicurazione. Il gup ha accolto la richiesta

I familiari di Lombardo, intanto, si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Giuseppe Barba e Salvatore La Longa.

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