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Cronaca Raffadali

L'incidente sulla statale 118 e l'addio ai due 17enni, l'arcivescovo: "Gaetano e Martina non sono morti, ma sono nati al Cielo"

Monsignor Alessandro Damiano: "Ci vuole di fronte a certi eventi della vita il coraggio di non avere risposte e di non affannarsi a cercarle. Non è da tutti questo coraggio, però è un coraggio che ci vuole". Lo strazio, il dolore e la disperazione hanno riempito - assieme agli innumerevoli perché - piazza Progresso, a Raffadali, sono si sono svolti i funerali dei due adolescenti

"Scusate se prendo la parola in un momento in cui sappiamo bene quanto le parole siano inutili. Solo un breve pensiero, partendo dalla consapevolezza che nessuno di oggi oggi vorrebbe trovarsi qui. Se ci siamo è per dire, per gridare con Marta, la sorella di Lazzaro, da una parte disperazione: 'Signore se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto'. Questo è un pensiero che, seppur formulato diversamente, molti di noi conoscono. Anche noi, di fronte a ciò che è inspiegabile, che non trova motivazione, pensiamo: 'Ma dov'era il Signore in quel momento?'. E' questo che fa Marta ed è questo quello che molti di noi, me compreso, ci siamo chiesti in occasioni tristemente imprevedibili nelle quali ci siamo imbattute. Ma insieme a questo grido di disperazione di Marta, nella stessa persona c'è la speranza: 'Sì Signore io credo che tu sia il Cristo, il figlio di Dio che deve venire nel mondo'. Non è facile, si affollano nella nostra mente e nei nostri cuori, nella mente e nel cuore dei papà e delle mamme tante domande, tanti perché e incalzano i se: 'E se non ci fosse stato il cattivo tempo', e 'Se non avessero preso in quel momento la strada'. Ci vuole di fronte a certi eventi della vita il coraggio di non avere risposte e di non affannarsi a cercarle. Non è da tutti questo coraggio, però è un coraggio che ci vuole". E' con queste parole, frequentemente rotte dalla commozione, che l'arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, ha preso la parola durante i funerali di Gaetano e Martina, i due diciassettenni morti mercoledì a causa di un incidente stradale lungo la statale Agrigento-Raffadali. Lo strazio, il dolore e la disperazione hanno riempito - assieme agli innumerevoli perché - piazza Progresso, a Raffadali, sono si sono svolti i funerali dei due adolescenti. 

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"Non è facile guardare oltre le porte dello spavento supremo, ma è lì che dobbiamo indirizzare i nostri occhi, pieni di lacrime giustamente, se vogliamo incontrare gli occhi pieni di luce di Gaetano e di Martina - ha proseguito monsignor Damiano, tornando a commuoversi, - . 'Non vogliamo lasciarvi nell'ignoranza fratelli circa quelli che sono morti perché non continuate ad affligervi come gli altri che non hanno speranza'. Così l'apostolo Paolo esorta e consola gli uomini e le donne di Tessalonica, davanti all'esperienza della morte corporale ricordando loro, come ricorda a noi in questo pomeriggio, la comune fede. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e resuscitato, così come anche quelli che sono morti Dio li radunerà, per mezzo di Gesù, insieme con lui. In forza di questa fede oggi ferita, ma radicata nel battesimo che ci ha resi partecipi del mistero Pasquale, possiamo e dobbiamo dire, con un atto della nostra volontà corroborata dalla fede, che Gaetano e Martina non sono morti, ma sono nati. Sono nati al Cielo, mentre noi continuiamo a partecipare, con tutta la Creazione, all'attesa della rivelazione dei figli di Dio".   

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"Il dolore della separazione fisica è un dolore contronatura per i genitori, per la donna madre poi in maniera unico - ha proseguito l'arcivescovo di Agrigento - . Non ci lasci pertò smarriti. A tutti noi, qui, viene indirizzata la domanda di Gesù: 'Io sono la resurrezione, chi crede in me anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me non morrà in eterno. Credi tu questo? Facciamo riecheggiare in noi questa domanda, antemponiamo a questa domanda il nostro nome. Alessandro mi chiamo io, quindi: 'Alessandro credi tu questo?'. Vedete dalla risposta personale, a questa domanda, ne va della serenità sotto il dolore. Per chi oggi, qui, non riesce a fare sua la risposta di Marta: 'Sì Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio che deve venire nel mondo', per chi oggi, qui, non riesce a fare propria questa risposta, non temiamo. Appoggiamoci alla fede della Chiesa, alla comunione dei Santi che per conto del pastore buono ci accompagna nell'attraversamento dei momenti oscuri della vita, verso giorni luminosi. Per quanto possano essere oscure le nubi, sappiamo che sopra di esse splende il sole di giustizia Cristo Signore. Amen". 

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gaetano maragliano e martina alaimo2-2

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