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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Racalmuto

"Ti spezzo il collo", prima le minacce e poi le botte: così sono stati rapinati 3 anziani

Emergono i primi retroscena dell'operazione condotta dai carabinieri questa mattina che ha consentito di individuare i presunti autori di un violento raid perpetrato a Racalmuto

Li avrebbero sorpresi mentre lavoravano all'orto domestico, poi li avrebbero picchiati e minacciati dicendo loro che gli avrebbero "rotto il collo" prima di infilarli in uno stanziano e razziare l'abitazione, di contrada Zaccanello a Racalmuto, portandogli via i risparmi di una vita.

Sono questi alcuni dei primi dettagli dell'indagine che ha portato all'arresto da parte dei carabinieri di quattro pregiudicai accusati di aver compiuto la violenta rapina avvenuta lo scorso 19 maggio a Racalmuto ai danni di una donna di 79 anni e dei fratelli di 83 e 73, sequestrati all'interno della loro abitazione da dove sono stati portati via 50mila euro in contanti, quattro buoni del tesoro di 2.500 euro ciascuno e diverse monete da collezione e monili di varia fattura e valore.

Ripulita la casa, i tre erano attesi da un "palo" lungo la strada principale. A finire in manette sono stati A.M. 49 anni, A.M., 47 anni, E.M. e C.M., entrambi di 38 anni, tutti pregiudicati per reati contro la persona e il patrimonio e tutti di Palma di Montechiaro.

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Determinante per individuare i responsabili della violenta rapina sarebbe stata la collaborazione dei cittadini, che hanno segnalato la presenza di un’auto  - di cui è stato fornito anche il numero di targa - con a bordo quattro persone mai viste in quella zona che si aggiravano per le campagne. 

"Le febbrili indagini, svolte con l’ausilio di attività tecniche - dice una nota proveniente dal Comando provinciale - documentavano gli elementi gravemente indizianti della responsabilità dei 4 sospettati nel delitto: le tracce dei loro telefoni cellulari, le immagini riprese dalle telecamere poste lungo il percorso compiuto in andata e ritorno da Palma di Montechiaro a Racalmuto nelle prime ore del 18 maggio, primo giorno post lockdown (realisticamente con la fretta di compiere quel colpo deciso da tempo ma rimandato a causa delle restrizioni imposte dall’Autorità per contrastare il diffondersi della pandemia di covid-19) e le conversazioni nel corso delle quali gli indagati si vantavano di possedere ingenti somme di denaro contante da spendere, componevano il solido quadro probatorio che, riferito alla Procura della Repubblica di Agrigento, convinceva il Giudice per le Indagini Preliminari ad emettere il provvedimento restrittivo, valutando che per infrenare questi indagati, considerate le condotte accertate e la loro tracotante pericolosità, non può esservi altra misura cautelare che la detenzione in carcere".

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Le perquisizioni condotte stamattina durante gli arresti hanno permesso di ritrovare parte della refurtiva. Le indagini però non si sarebbero concluse: 15 giorni fa infatti carabinieri della Stazione di Comitini, durante un servizio di controllo del territorio, avevano fermato i quattro mentre, a bordo della solita auto, si aggiravano in zone di campagna. Per questo è stato chiesto alla Questura di Agrigento l’emissione a loro carico degli arrestati del foglio di via obbligatorio, ritenendo che gli stessi stavano probabilmente studiando un altro colpo in "trasferta".

(aggiornato alle 10.59)

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