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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Giro di prostitute dell'Est in un locale cittadino: chiesti 11 rinvii a giudizio

Nell'operazione "Dolce Vita", dal nome del locale attorno al quale si è sviluppata l'indagine, scattarono dieci misure cautelari

Squillo assoldate dalla Romania e fatte prostituire nel locale "Dolce vita", lungo la strada industriale: dodici anni dopo l’operazione, con il fascicolo rimasto in ghiaccio per due lustri, la vicenda approda in aula per l’udienza preliminare. Il pubblico ministero Elenia Manno ha chiesto il rinvio a giudizio di undici persone, quasi tutte all’epoca furono destinatarie di una misura cautelare.

Si tratta di Elena Acujboaei, 41 anni, rumena; Mario Ciulla, 35 anni, di Agrigento; Maria Balan, 64 anni, rumena; Vito Destro, 52 anni, favarese; Elis Ana Acujboaei, 39 anni, romena; Andrea Amato, 48 anni, di Porto Empedocle; Robert Florin Tesoi, 35 anni, rumeno; Neculai Zavache, 35 anni, rumeno; Vasile Sorin Chiriac, 47 anni, rumeno; Giovanni Corvaia, 40 anni, di Agrigento e Antonio Caramazza, 43 anni, di Favara. Sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed esercizio della prostituzione. Gli imputati avrebbero procacciato le prostitute rumene pagando loro il viaggio e promettendo facili guadagni. Per l'ingresso in Italia, in quegli anni più complesso perchè la Romania non faceva parte dell'Unione europea, avrebbero attestato falsamente l'ospitalità per altri motivi. Una volta arrivate in Italia le rumene, sostiene l'accusa, venivano fatte prostituire nel night "La dolce vita" che ha dato il nome all'operazione. All'interno del locale notturno vi sarebbero stati dei camerini dove le ragazze vendevano il loro corpo ai clienti.  

All’udienza preliminare, i difensori – fra gli altri, gli avvocati Daniele Re, Aldo Virone, Salvatore Brucculeri, Diego Galluzzo, Antonia Sanfratello e Antonino Gaziano – potranno chiedere riti alternativi come l’abbreviato o il patteggiamento. Il primo passaggio in aula è stato fissato per il 4 luglio davanti al giudice Francesco Provenzano. Il rischio di prescrizione, considerato che alcuni fatti risalgono addirittura al 2005, è sempre dietro l’angolo. 

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