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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Lampedusa e Linosa

"I migranti che hanno accusato i pescatori possono fuggire", la Procura chiede di sentirli con urgenza

Il pm vuole procedere con l'incidente probatorio per il rischio che i testimoni "irregolari in Italia" possano fare perdere le tracce: l'inchiesta della Procura avrebbe svelato il metodo della "nave madre"

"Le testimonianze dei cinque migranti sono imprescindibili per provare la responsabilità degli indagati, la prova non è rinviabile perchè potrebbero rendersi irreperibili essendo cittadini irregolari e il tempo potrebbe pregiudicare i ricordi". Con queste motivazioni il pubblico ministero Gloria Andreoli chiede di sentire, "con massima urgenza", i cinque migranti - di età compresa fra i 15 e i 21 anni - che sarebbero stati portati in Italia, a Lampedusa, dai componenti di un peschereccio tunisino.

A decidere, nei prossimi giorni, sarà il gip. I componenti del motopesca tunisino "Hadj Mhamed" di 27 metri, sono stati fermati dalla Guardia di Finanza il 28 luglio. Il giudice Alessandra Vella, al termine degli interrogatori e dell'udienza, ha convalidato il provvedimento nei confronti dei venti indagati, accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e disposto la custodia in carcere per la metà di loro.

Per gli altri dieci non è stata applicata alcuna misura cautelare. "Non si ritiene che tutti i soggetti facenti parte dell'equipaggio abbiano apportato un contributo" – ha scritto il gip. L'accusa è quella di avere fatto entrare illegalmente almeno cinque tunisini, che avevano pagato 4 mila dinari a testa per essere trasportati dalle coste vicino al porto di Mahdia (Tunisia) a Lampedusa, col sistema della "nave madre": a poche miglia dall'isola i migranti sarebbero stati imbarcati su uno dei tre barchini a motore a disposizione del motopesca e indirizzati verso la terraferma.

Quest'ultimo passaggio è saltato perchè due membri dell'equipaggio si sono gettati in acqua attirando l'attenzione di Finanza e Capitaneria. L'operazione è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e dal pm Gloria Andreoli. I migranti hanno confermato le accuse nei confronti di gran parte degli indagati, riconoscendoli anche in foto. La Procura, adesso, vuole cristallizzare la prova e renderla utilizzabile al processo.

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