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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Centro città

Processione del venerdì santo, l'arivescovo Montenegro e la sua omelia senza indugi

Il centro storico, la cattedreale, la campagna elettorale che sta scandendo in questi giorni ogni singolo ticchettio di orologio, la criminalità e la crisi economica e di sentimenti i temi rivolti all'agrigentino medio

Un'immensa folla di fedeli, in religioso silenzio, ha assistito a tutti quanti i riti del venerdi santo. Agrigento ed i suoi agrigentini stretti attorno a delle credenze che continuano a persistere negli anni. Centinaia di fedeli hanno accompagnato la processione fino ad arrivare dinnanzi la chiesa di San Domenico.
 
Ad attenderli l'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro. Il massimo esponente della chiesa agrigentina, ha dato vita ad una forte e significativa omelia. La classe politica, la crisi e la criminalità, sono stati questi i temi trattati.
 
Ha parlato senza indugi, rivolgendosi a Gesù, mostrando con le parole ciò che ad oggi condanna Agrigento.
 
Il centro storico, la cattedreale a oggi in ristrutturazione, ma anche la serrata campagna elettorale che sta scandendo in questi giorni ogni singolo ticchettio di orologio, la criminalità e la crisi economica e di sentimenti. Ha parlato Montenegro, rivolgendosi all'agrigentino medio, ma anche a chi oggi si definisce ''ricco''.
 
"Signore, - ha detto Montenegro - non ti nascondo che ho qualche difficoltà a rivolgerti la parola. Siamo in un periodo particolare della vita della città, tra qualche settimana, infatti, si andrà a votare. Stasera, se dovessi parlare con te delle cose della mia città, rischio di essere frainteso ed accusato di schieramento e di essere uomo di parte. So che c’è chi è attento e curioso di ascoltare quanto dirò per poter tirare le sue conclusioni a riguardo. Ma e tu lo sai il mio interresse di Vescovo non è di collocarmi da una parte o dall’altra, semmai, se da una parte devo stare, e di questo sono convinto, so di dover stare dalla parte della gente. Laddove si cerca il vero bene di tutti io sto sempre da quella parte, qualunque sia lo schieramento che decide. Tradirei il mio ministero di vescovo se non aiutassi tutti a volere il bene di questa città".
 
 
"Ti chiedo  - ha spiegato nell'omelia l'arcivescovo - di illuminare quanti saranno chiamati ad amministrare questa città perché, al di là degli schieramenti, cerchino sempre, davvero e ad ogni costo, il bene comune e, poiché di frantumazione e di frammentazione ce n’è tanta, trovino unità di azione in modo che la storia di Agrigento continui ad essere esemplare per il mondo, come lo è stata nell’ antichità, e tutti possiamo guardare al futuro di questa città e del territorio tutto con fiduciosa sperranza".
 
 
"Anche per noi questo è tempo di crisi, - ha detto Montenegro - soprattutto di fede e di valori e non solo economica, finanziaria e ad Agrigento, orfana della sua Cattedrale, ancora sigillata come una tomba, perfino strutturale. Sono d’accordo con chi afferma che la crisi in fondo è dovuta al fatto che va aumentando la distanza tra noi uomini e Te. Oggi Tu stai diventando un ricordo sempre più sbiadito, così che si pensa che possiamo fare a meno di Te, tanto è vero che non si tiene più in debito conto la Tua Parola, con il risultato che vanno aumentando la disonestà, la violenza, il sopruso, l’inganno, i compromessi, le minacce".
 
"Tu sai le statistiche scandalose che denunciano che i 10 italiani più ricchi posseggono insieme quanto i 3 milioni di italiani più poveri. Sì, è vero, hai detto che i poveri li avremo sempre con noi (cf Mt 26,11), ma questo non significa che possiamo giocare a rimpiattino scaricandoli ora agli enti comunali di assistenza, ora alle mense della solidarietà, ora alla Caritas. C’è tante povertà, anche tra noi, ma noi a furia di chiuderci nei nostri egoismi e di guardarci con diffidenza, abbiamo fatto saltare la solidarietà, condizione necessaria per una vita buona. Facci convincere che non possiamo costruire civiltà cacciando o voltando le spalle ai poveri".
 
"Lasciati confidare, Signore,  - racconta l'arcivescovo di Agrigento - che spesso ci sentiamo un po’ come Te nell’orto degli ulivi: soli, abbandonati e tante volte traditi nelle nostre giustificate attese. Dimmi: non condividi anche Tu il legittimo desiderio di molti di desiderare un lavoro che dia dignità, che sia giustamente retribuito, senza frodi e ricatti, e soprattutto che sia qui, senza dover emigrare a Bergamo o a New York? Desi-derare di beneficiare di un’assistenza sanitaria che sia capace di prendersi davvero cura del malato? Di avere un credito legale dalle banche senza ve¬nire legalmente strozzati?".
 
"Nel nostro territorio  - spiega rivolgendosi ai fedeli - anche per futili motivi la mano di Caino continua ad armarsi ed alzarsi contro Abele. È da restare sgomenti e increduli davanti al fatto che Calogero Giardina, un giovane di appena 24 anni di Canicattì, è stato ammazzato da un minorenne con un cacciavite per una ragazza contesa. Che Calogero Mustacchia, trentenne saccense, è stato ridotto al coma perché bastonato con una mazza da baseball, solo per essersi lamentato del volume troppo alto proveniente da un locale. E che a Menfi, un ventitreenne, solo perché ha osato sorpassare con la sua auto, quasi fosse un affronto, uno scooter con tre giovani a bordo, senza casco e che procedevano zigzagando, è stato preso duramente a pugni riportando varie fratture.. Questa inaudita violenza che scuote le coscienze e mortifica l’umanità, mi pare l’indice eloquente di una società che rinuncia alla vita e sceglie la morte".
 
"Signore, mi fermo,  - conclude l'arcivescovo Montenegro - ti chiedo di leggere nel mio cuore e nel cuore di tutti. Ti chiedo, come gli apostoli, di insegnarci a pregare. Sento già la tua risposta":
 
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