"Preso con arsenale e piante di droga nell'ovile", condannato pastore

Due anni e tre mesi di reclusione: la condanna decisa dal giudice dell’udienza preliminare di Agrigento, Alfonso Malato, tiene conto della riduzione di un terzo prevista dal rito e del fatto che l’imputato ha ammesso i fatto avendo un atteggiamento collaborativo. Un anno dopo l’arresto la vicenda giudiziaria che ha avuto come protagonista il pastore ravanusano di 31 anni Alessandro Patti, sorpreso con un piccolo arsenale e alcune piantagioni di droga nell’ovile, è arrivata all’epilogo almeno per quanto riguadra il primo grado di giudizio.

Il pubblico ministero Alessandra Russo, qualche ora prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio per emettere il verdetto, aveva concluso la sua requisitoria chiedendo la condanna a due anni e otto mesi di reclusione. Patti, difeso dall’avvocato Salvatore Manganello, era stato arrestato il 28 settembre dell’anno scorso. L’operazione è stata portata a termine dai carabinieri della Stazione di Ravanusa e da quelli della Compagnia di Licata nell’ambito di un’attività mirata contro lo spaccio di droga. 

L’attività investigativa che ha preceduto l’arresto è stata breve. I militari, dopo avere accertato che Patti potesse essere in possesso di droga, hanno deciso di fare scattare l’operazione e hanno cinturato il suo ovile che è stato perquisito a fondo. I sospetti erano fondati perché all’interno dell’ovile, nelle campagne di Ravanusa, sono state trovate ventisette piante di cannabis dell’altezza media di due metri in ottimo stato di conservazione e pronte per l’uso. Ma non solo: dentro il casolare sono state trovate armi e munizioni perfettamente funzionanti detenute illegalmente. In particolare sarebbero stati scoperti un fucile a pompa calibro 12 con matricola abrasa, una carabina calibro 22 priva di matricola, una pistola giocattolo alterata, priva di tappo rosso e 9 cartucce per fucile.