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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Immigrazione, servizio idrico, lotta alla criminalità e sicurezza pubblica: ecco tutto quello in cui il prefetto Cocciufa ha messo il cuore

"E' stata un'esperienza straordinaria, coinvolgente e molto impegnativa. Ho raccolto però anche tante soddisfazioni e fra queste anche quella di aver incontrato delle persone splendide. A questa terra ho voluto bene con tutta me stessa"

Lampedusa, Lampedusa, Lampedusa. Ci ha messo il cuore, ma anche tanti notti insonne, sulla più grande delle isole Pelagie. Non lo ha fatto perché cercava di risolvere il fenomeno dell'immigrazione clandestina (spetta agli organi istituzionali italiani ed europei provare a fermare gli esodi e gli sbarchi ndr.) ma perché ha sempre tentato di far in modo che la "macchina" funzionasse, garantendo dignità e accoglienza per chi sbarca e meno riverberi - disagi e danni - sugli isolani. Maria Rita Cocciufa, prefetto di Agrigento dal 14 aprile del 2020, dopo 28 anni di servizio in Sicilia, l'immigrazione clandestina la conosceva bene. Se ne era occupata già nelle Prefetture di Ragusa e Siracusa. Ma Lampedusa è, inevitabilmente, tutta un'altra storia.

E le criticità sono innumerevoli: sbarchi su sbarchi, hotspot quasi sempre stracolmo di presenze, cimitero e mancanza di sepolture, trasferimenti di bare e tumulazioni da garantire in altre realtà, ma anche emergenza rifiuti al centro d'accoglienza di contrada Imbriacola, minori non accompagnati da aiutare e collocare, barchini da sistemare laddove fossero meno visibili e da smaltire, mancanza di soldi e di personale in un Comune - quello delle Pelagie - dove inevitabilmente si fa fatica ad assicurare tutto quello che è indispensabile. Maria Rita Cocciufa, a qualsiasi ora del giorno e della notte, ha fatto da tramite tra il sindaco di Lampedusa ed il Viminale ed ha cercato, sempre, di trovare la soluzione migliore per tutti. Soprattutto per gli isolani, affinché i loro diritti - anche d'assistenza sanitaria - non venissero pregiudicati, e per i migranti. 

Ma il prefetto Cocciufa, nel corso degli ultimi 3 anni, s'è occupata, in prima persona, anche dell'infinità di emergenze che riguardano la provincia: dalla movida all'ordine e la sicurezza pubblica, che è stata sempre garantita, al problema del servizio idrico, alle vertenze lavorative (anche quelle delle polizie municipali), all'indispensabile sostegno e aiuto a chi ha avuto il coraggio di denunciare la criminalità organizzata. E con gli agrigentini ha vissuto, cercando di far fronte anche in questo caso ai tanti problemi, la crisi sanitaria determinata dal Covid-19 e le inevitabili ripercussioni di carattere finanziario. 

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"E' stata un'esperienza straordinaria, coinvolgente e molto impegnativa - ha detto il prefetto Cocciufa poco dopo che la notizia del suo trasferimento è diventata di dominio pubblico - . Ho raccolto però anche tante soddisfazioni e fra queste anche quella di aver incontrato delle persone splendide. Agrigento è stato un passaggio importante del mio percorso e a questa terra ho voluto bene con tutta me stessa". Cocciufa oggi non lancia appelli. Ma lo ha fatto, e tantissime volte, per richiamare gli agrigentini affinché volessero bene la loro terra. "Vado a fare qualcosa di diverso - conclude Cocciufa - . Ma porterò sempre, nel cuore, questa terra". Non frasi fatte quelle del prefetto di Agrigento che davvero ha provato a scuotere, con i suoi appelli, gli agrigentini e le loro coscienze. Ma questa provincia è molto spesso, fin troppo spesso, sorda ed indifferente. 

Il prefetto Cocciufa ha dovuto vivere anche l'incubo "strage di Ravanusa", cercando di prevenire l'impennata di incidenti stradali ha convocato un vertice per migliorare le condizioni delle strade statali, provinciali e comunali. Tante, tantissime, volte il prefetto Cocciufa ha richiamato, anzi letteralmente "strigliato" i sindaci. Ma anche su questo "fronte", altrettanto spesso, le risposte non sono state quelle che la Prefettura si sarebbe aspettata. 

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Con la ripresa dell'ordinaria quotidianità, archiviata la crisi sanitaria Covid, e con il ripresentarsi dei fenomeni criminali (furti e rapine), il prefetto ha puntato cercando di sensibilizzare al cosiddetto controllo di vicinato. Dei protocolli per un modello di sicurezza partecipata sono stati sottoscritti, ma al momento, nonostante i richiami di Maria Rita Cocciufa, sono rimasti lettera morta.

Così come tanti suoi predecessori, anche Maria Rita Cocciufa si è impegnata, ed a fondo, per tamponare e risolvere le criticità di questo territorio che è però sordo e menefreghista. Realtà dove, di fatto, si pensa di poter fare sempre un po' come viene meglio e dove gli sforzi di chi, come l'attuale prefetto, ci mette il cuore non producono il risultato sperato. Neanche i prefetti hanno le bacchette magiche. E pure loro si scontrano con un mare di difficoltà spesso insormontabili. C'è chi però lo fa come compito d'ufficio e chi invece, esattamente per come ha fatto in questi tre anni il prefetto Cocciufa, ci mette il cuore. E lo fa non per ribalta, ma per cercare di cambiare e migliorare, un po', anche poco, questa provincia. 

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