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Tribunale / Porto Empedocle

Rissa e tentato omicidio a sprangate in testa sulle scale: rito abbreviato per 4 imputati

L'inchiesta, in un primo momento, ipotizzava la sola accusa di rissa a carico di due coppie di fratelli: i due feriti riportarono un grave trauma cranico, uno dei quali con emorragia cerebrale. La difesa chiede il rito alternativo

Una maxi rissa, per motivi mai del tutto chiariti, fra due coppie di fratelli, scoppiata sulle rampe delle scale della palazzina dove abitavano nel "quartiere degli indiani" di Porto Empedocle, ovvero nei pressi della strada statale 115 nord dove si trova la cementeria. Otto mesi dopo la brutale scazzottata, nella quale per poco non si scapparono due morti visto che i feriti riportarono un grave trauma cranico e persino una emorragia cerebrale, la vicenda approda in aula per l'udienza preliminare e tutti gli imputati hanno chiesto il giudizio abbreviato.

Il pubblico ministero Giulia Sbocchia ha chiesto il rinvio a giudizio di Bruno Pagliaro, 32 anni; Cristian Pagliaro, 36 anni; Marco Davide Racinello, 27 anni e Salvatore Racinello, 29 anni. L'episodio al centro del processo risale allo scorso 13 marzo. I fratelli Racinello, secondo la ricostruzione dei fatti, in un primo momento avrebbero aggredito Cristian Pagliaro per un banale contrasto non del tutto messo a fuoco. Il fratello Bruno sarebbe arrivato in un secondo momento con due spranghe di metallo.

I due Racinello, evidentemente sprovvisti di armi, hanno avuto la peggio e sono stati selvaggiamente picchiati e colpiti alla testa. Entrambi hanno riportato un trauma cranico: Marco Davide rischiò di morire per un'emorragia cerebrale. 
Gli imputati sono vecchie conoscenze degli inquirenti per varie vicende. Bruno Pagliaro, nel 2012, è stato arrestato nell'ambito dell'operazione antimafia "Nuova Cupola" e in seguito è stato accusato di avere fatto parte di un traffico di droga sgominato con l'inchiesta "Hardom": in entrambi i casi è stato assolto.

Il gip, per questi fatti, lo aveva posto da subito agli arresti domiciliari con l'applicazione del braccialetto elettronico. L'indagine è stata condotta dai carabinieri fin dalle prime battute. Gli accertamenti successivi hanno portato a ipotizzare che, colpendo alla testa i due rivali con una spranga, i fratelli Pagliaro volessero ucciderli. La circostanza ha portato la procura ha chiedere un'ordinanza cautelare che è stata accolta dal gip che ha disposto l'arresto. 

Il trentaseienne ha provato a giustificarsi, in occasione dell'interrogatorio, tentando di allontanare ogni responsabilità dal fratello Bruno e dicendo di essersi limitato a difendersi senza avere usato alcuna spranga.

I difensori (gli avvocati Luigi Troja, Vincenza Gaziano e Teres'Alba Raguccia) hanno comunicato la propria strategia processuale che prevede il giudizio "allo stato degli atti". Il 14 marzo saranno sentiti in aula Bruno Pagliaro e Marco Davide Racinello. Il gup Stefano Zammuto individuerà poi un'altra udienza per la requisitoria e la sentenza. 

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