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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Porto Empedocle

Agguato al porto per ragioni sentimentali, padre vittima in aula: "Rapporti col cognato erano buoni"

Francesco Vasile Cozzo arrivò nei luogo dell'agguato subito dopo la sparatoria: "Era seduto e insanguinato, la polizia mi fece allontanare"

"I rapporti fra mio figlio Libertino e mio genero Gianni Tuttolomondo erano buoni, non ho saputo di contrasti fra loro". Francesco Vasile Cozzo, dopo mille scintille fra pm e difesa, e con non pochi richiami da parte dei giudici per l'atteggiamento insofferente, spiega così in aula di non sapere nulla circa i contrasti che potrebbero avere portato il genero Gianni Tuttolomondo a sparare al figlio Libertino.

Tuttolomondo, 52 anni, cognato di Libertino Vasile Cozzo, 45 anni, secondo quanto ipotizza il pm Cecilia Baravelli e denunciato dallo stesso Vasile Cozzo, avrebbe sparato, insieme a un killer non identificato, otto colpi di arma da fuoco all'indirizzo dell'uomo per contrasti di natura sentimentale. 

L’agguato è scattato nella notte fra il 4 e il 5 aprile del 2013 sulla banchina del porto empedoclino dove Vasile Cozzo aveva un magazzino adibito al deposito del pesce.

La vittima riuscì a nascondersi sotto un furgone salvandosi. Francesco Vasile Cozzo, davanti ai giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, rispondendo pure al difensore dell'imputato Salvatore Pennica e al legale di parte civile Raimondo Tripodo, ha spiegato di essere arrivato pochi minuti dopo al porto, di avere visto il figlio "sanguinante, seduto su una sedia dopo che gli avevano sparato" ma di non avere saputo nient'altro anche perchè allontanato dalla polizia.

Nell'immediatezza, in realtà, aveva raccontato agli stessi agenti che lo avevano interrogato come testimone che, al suo arrivo al porto, dopo l'agguato, aveva litigato col figlio che gli aveva lanciato addosso un bicchiere di vetro e lui aveva replicato tirandogli una scarpa trovata per terra a pochi metri. 

Il 15 luglio si torna in aula per sentire la figlia di Francesco Vasile Cozzo - Rosina -, moglie dell'imputato e sorella della vittima dell'agguato.

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