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Tribunale / Porto Empedocle

"Tentate estorsioni ad imprenditori": scarcerati due indagati: il terzo resta ai domiciliari

A Filippo e Giuseppe Freddoneve, padre e figlio di 59 e 34 anni, il Riesame ha imposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di avvicinamento all'imprenditore che avrebbero cercato di vessare. Ricorso rigettato per Giuseppe Migliara, cognato e zio degli altri due

L’inchiesta sulle presunte estorsioni agli imprenditori: gli empedoclini Filippo e Giuseppe Freddoneve, padre e figlio di 59 e 34 anni, finiti ai domiciliari un mese fa, tornano liberi. Il 61enne Giuseppe Migliara, cognato e zio degli altri due indagati, resta, invece, detenuto nella sua abitazione.

I giudici del tribunale del riesame, al quale si è rivolto il difensore dei Freddoneve, l’avvocato Daniela Principato, hanno sostituito la misura cautelare degli arresti domiciliari, con l’applicazione del braccialetto elettronico, con l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di avvicinamento all'imprenditore a cui avrebbero cercato di imporre l’assunzione dello stesso Giuseppe Freddoneve. Gli indagati, secondo quanto disposto dai giudici, non dovranno avvicinari all'abitazione, ai luoghi di lavoro e frequentati dalla vittima e dovranno mantenere una distanza di almeno 300 metri.

Per Filippo Freddoneve, inoltre, il legale ha già formulato, al Municipio di Porto Empedocle di cui è dipendente, la richiesta di riammissione in servizio. E questo perché "è venuta meno la misura cautelare a suo carico, condizione per la quale - ha scritto il legale - è scaturito il provvedimento di sospensione cautelare dal servizio". Rigettato, invece, il ricorso dei difensori di Migliara, gli avvocati Antonino e Vincenza Gaziano. Il sessantenne è indagato per altre due ipotesi di tentata estorsione ai danni di altrettanti imprenditori ai quali avrebbe cercato di imporre l’assunzione di altri due nipoti e la rescissione di un contratto di locazione.

Ad essere presi di mira, dal dicembre del 2019 fino allo scorso agosto, sarebbero stati alcuni imprenditori, che operano in particolare nel settore della raccolta dei rifiuti. L’inchiesta, in un primo momento, ipotizzava l’aggravante del metodo mafioso e, per questo, è stata condotta dalla Dda. In seguito all’esclusione dell’aggravante da parte del gip di Palermo, Filippo Serio, il provvedimento è stato rinnovato dal giudice del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, e adesso è stato per buona parte modificato dal tribunale del riesame che ha ritenuto eccessiva la misura cautelare dei domiciliari per i Freddoneve confermandola per Migliara.

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