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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Porto Empedocle

Maxi rapina con bottino da oltre 120mila euro, spunta un video dell'aggressione?

Il processo è stato rinviato su richiesta della difesa, i due imputati erano stati già ammessi al giudizio abbreviato

Spunta un video che potrebbe chiarire meglio i contorni della vicenda che ha portato a processo due imputati accusati di una maxi rapina con bottino di oltre 120 mila euro di cui fu vittima un imprenditore di Lampedusa, tradito da un amico che avrebbe fatto da basista.

Il pubblico ministero Chiara Bisso ha chiesto il rinvio a giudizio di due empedoclini. Si tratta di Francesco Di Stefano, 42 anni e Salvatore Bartolomeo, 50 anni. La vittima, un imprenditore di Lampedusa, aveva appena cenato in un ristorante a Porto Empedocle insieme a un amico che, in realtà, avrebbe fatto da basista. I due imputati, difesi dagli avvocati Salvatore Pennica, Rosario Fiore e Ninni Giardina, sono accusati di rapina in concorso.

L’episodio al centro dell’inchiesta risale al primo settembre del 2015. Un imprenditore di 76 anni di Lampedusa stava cenando in un ristorante insieme a Bartolomeo, il quale era a conoscenza del fatto che teneva un borsello con 121.200 euro in banconote di vario taglio. Bartolomeo, sostiene l’accusa, avrebbe comunicato gli spostamenti a Di Stefano. Quando l’uomo si accinse a salire sull’auto, i due rapinatori incappucciati, fra cui - secondo l'accusa - Di Stefano, lo colpirono con un pugno e gli strapparono dalle mani il borsello. Le indagini della polizia consentirono di individuare Di Stefano e, in un secondo momento, Bartolomeo. Del secondo assalitore ancora nessuna traccia.

La difesa, che all'udienza precedente aveva scelto il giudizio abbreviato, ha chiesto un rinvio alla luce di una nuova prova - un video ripreso dalle telecamere di un esercizio della zona - che sembrerebbe provare l'estraneità degli imputati e di cui si potrebbe chiedere l'acquisizione dopo averlo visionato.

Di Stefano, il 4 marzo dell'anno scorso, è stato arrestato nell’operazione antimafia “Kerkent”, con l’accusa di essere un componente della rete del narcotraffico che il capomafia Antonio Massimino, personaggio chiave dell’inchiesta, aveva messo in piedi per finanziare la famiglia mafiosa di Agrigento in corso di riorganizzazione. Il 10 novembre si torna in aula per la requisitoria. 

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