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Imprenditori della nettezza urbana nel mirino / Porto Empedocle

L'inchiesta sulle tentate estorsioni, l'intercettazione: "Posso fare succedere la fine del mondo, non si muove alcunché se prima non lo sappia io"

Secondo l'accusa formalizzata da Squadra Mobile e Dda di Palermo, Migliara avrebbe "rivendicato un'assoluta ed incontrastata autorevolezza sul territori". In una conversazione telefonica vengono fatti i nomi di imprenditori e politici empedoclini da interpellare per trovare un lavoro

"... io posso far succedere la fine del mondo oppure posso aggiustare, perché attualmente non si muove alcunché se prima non lo sappia io". E' con queste parole - stando alla denuncia dell'imprenditore e all'attività investigativa dei poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento - che Giuseppe Migliara, 61 anni, di Porto Empedocle, si sarebbe rivolto al titolare di un'impresa che si occupa della raccolta dei rifiuti, dopo aver chiesto l'assunzione di un familiare. "Rivendicando - per i magistrati della Dda che hanno coordinato l'inchiesta per tentata estorsione in concorso - un'assoluta ed incontrastata autorevolezza sul territorio". Ed anche il familiare di Migliara, che voleva essere assunto nell'azienda, avrebbe rappresentato, con ferma volontà, la voglia di essere assunto nella società: "Da te lavora tanta gente che non è nessuno, mentre io non posso lavorare". Parole chiare, insomma, quale inequivocabile imposizione. 

"Hanno provato ad imporre assunzioni e retribuzioni non dovute", 3 arresti per tentata estorsione

Era il 13 gennaio del 2020 quando l'imprenditore veniva sentito dai poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, che è coordinata dal vice questore aggiunto Giovanni Minardi. E' così che, dunque, sono state avviate le indagini che hanno poi portato, negli ultimi giorni, all'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per i tre indagati empedoclini. Pressioni e messaggi intimidatori che - stando a quanto è stato formalizzato nelle pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, firmate dal gip del tribunale di Palermo Giuseppe Serio - che sarebbero proseguite, telefonicamente, il 4 febbraio: "Capito? Poi ti dico  .. non ci dormiamo (non perdiamo tempo ndr.), quando scendo .. ci prendiamo il caffè ... quando scendo ci andiamo a parlare". Era tempo di lockdown e i tempi per definire la vicenda, inevitabilmente, si dilazionavano. 

Altre intercettazioni avrebbero fatto emergere - stando a quanto è stato cristallizzato nelle pagine dell'ordinanza di custodia cautelare - "che Filippo Freddoneve di 59 anni era pienamente compartecipe dall'attività posta in essere dal figlio Giuseppe (di 34 anni) e da Giuseppe Migliara, finalizzata ad esercitare pressioni indebite sull'imprenditore per costringerlo ad assumere il figlio alle sue dipendenze". 

Il 13 maggio del 2020, "Filippo Freddoneve aveva reiterato la richiesta di assunzione del figlio, paventando - ricostruisce sempre il gip Filippo Serio - in caso di ulteriori ritardi la presumibile e pericolosa reazione di Migliara". Il 27 giugno, i poliziotti della Squadra Mobile hanno intercettato una conversazione di Migliara: "io ci vado con le buone, ma quando con le buone non lo vogliono capire .. capisci .. poi ..."

Il 6 ottobre del 2020 è stata intercettata una conversazione telefonica fra Giuseppe Migliara e Giuseppe Freddoneve. Il primo elencava al nipote una serie di empedoclini, fra imprenditori e politici, chiedendo se li avesse contattati per un'eventuale assunzione lavorativa. Sono stati citati anche "Micciché" e "Firetto", entrambi candidati all'epoca per la carica di sindaco di Agrigento. "Questo Micciché dicono che è un bravo picciotto, hai capito?" - avrebbe chiesto Migliara a Giuseppe Freddoneve - . Di fatto, in quel frangente, la ricerca di imprenditori e politici che potessero garantire l'assunzione del giovane empedoclino, risultava essere veramente spasmodica.  

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