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Cronaca Porto Empedocle

Recinzione e telecamere al Kaos contro l'abbandono dei rifiuti: è la svolta

Le aree risanate e monitorare potranno costituire – questo è l’obiettivo - volano per nuovi investimenti da parte dell’Autorità di Sistema Portuale per l’ampliamento delle capacità operative dell’approdo commerciale

Hanno preso il via ieri mattina i lavori per la collocazione della recinzione e dei cancelli, ma anche delle telecamere di video sorveglianza, al Kaos di Porto Empedocle. Dopo che l’area, lo scorso maggio, è stata bonificata – gli interventi vennero fatti eseguire dal Comune – e dopo la riunione per pianificare le misure di deterrenza per tutelare la location da nuovi atti di abbandono incontrollato di rifiuti, ieri è stato il momento della svolta. A volere la collocazione di recinzione e telecamere di video sorveglianza è stato, fortemente, il comandante della Capitaneria di Porto Empedocle: il capitano di fregata Gennaro Fusco. Lo scorso maggio, allo stesso tavolo, si era seduta l’autorità di sistema portuale del mare della Sicilia Occidentale, la Regione, il dipartimento regionale della Protezione civile e dell’Arpa. Ognuno, per la parte di propria competenza e responsabilità, si era impegnato a contribuire alla progettazione e alla realizzazione di opportune barriere fisiche ed impianti di videosorveglianza per contendere eventuali fenomeni di inquinamento. Le aree risanate e monitorare potranno costituire – questo è l’obiettivo - volano per nuovi investimenti da parte dell’Autorità di Sistema Portuale per l’ampliamento delle capacità operative dell’approdo commerciale.

Recinzione e telecamere al Kaos

A metà dello scorso agosto, per l’inchiesta denominata “Kaos calmo”, è arrivato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per 12 indagati. Lo scorso anno, l’indagine permise di portare alla luce empedoclini ed agrigentini che scaricavano - in contrada San Calogero Napolitano - rifiuti speciali pericolosi e non. Rifiuti che, talvolta, tanto emerse dalle indagini che sono state effettuate anche con delle telecamere, venivano anche incendiati. Stando a quanto è stato accertato c'era, infatti, chi depositava resti di lavorazione in plastica, tubature e guarnizioni, chi invece abbandonava macerie da demolizione e chi lasciava le cassette di polistirolo utilizzate per la conservazione e il trasporto di prodotti ittici. Fra gli indagati, però, anche alcuni che avrebbero appiccato il fuoco a guaine e cavi elettrici. A fare notificare l'avviso di conclusione delle indagini preliminari sono stati i pm Alessandra Russo e Paola Vetro che hanno coordinato l'inchiesta portata avanti dalla Capitaneria.

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