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Cronaca Porto Empedocle

L'agguato al porto empedoclino, la Procura insiste: "Fu tentato omicidio"

Udienza al tribunale del riesame per James Burgio: il pm Elenia Manno ha prodotto gli interrogatori di medici e vittime

La Procura insiste: James Burgio, il ventiseienne fermato dalla squadra mobile due giorni dopo l'agguato al porto empedoclino del 21 luglio, ha sparato per uccidere e non per ferire il pescatore e l'armatore con cui aveva avuto un litigio. Il pm Elenia Manno, ieri mattina, al tribunale del riesame, ha prodotto nuovi documenti per tentare di rafforzare la tesi. L’udienza era stata fissata proprio per discutere il suo appello contro la decisione del gip Stefano Zammuto che, pur applicando la custodia in carcere per il pregiudicato, ha escluso sul piano indiziario le due ipotesi di reato più gravi, vale a dire il tentato omicidio. 

In particolare sono stati depositati i verbali degli interrogatori, nelle veste di testimone, del chirurgo e dell’ortopedico che hanno operato Marino e delle due vittime. I medici, in sostanza, hanno detto che il colpo di pistola avrebbe potuto uccidere Marino perché ha sfiorato l’arteria femorale e il tragitto all’interno dell’arto è stato molto pericoloso. Marino ha aggiunto poco dicendo di avere sentito un forte dolore alla coscia dopo lo sparo, mentre la testimonianza più importante sembrerebbe arrivare dal cugino di Marino che ha detto ai poliziotti della squadra mobile, delegati dal pm Elenia Manno, che Burgio gli aveva puntato l’arma all’indirizzo del torace. 

Burgio resta in carcere ma per il gip non fu tentato omicidio

La difesa dell’indagato, affidata agli avvocati Alfonso Neri e Salvatore Pennica, dopo la produzione dei nuovi atti istruttori, ha chiesto un termine per esaminare i nuovi atti e i giudici lo hanno concesso. Si torna in aula domani. L'agguato sarebbe avvenuto per un banale litigio i cui contorni sono ancora da chiarire.

Burgio il 23 luglio, sapendo di essere braccato si è consegnato alla Questura. Per questo il gip non ha convalidato il fermo, disposto dalla stessa Procura, ritenendo che non vi potesse essere alcun pericolo di fuga. L'ordinanza cautelare in carcere, applicata dal gip Zammuto per i reati di lesioni aggravate, porto e detenzione illegale di arma, è stata già confermata dal riesame.
 

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