Porto Empedocle dice "no", platealmente, al centro per migranti che dovrebbe nascere a pochi passi dalla centralissima via Roma. Da pochi giorni infatti i commercianti della città di Camilleri hanno deciso di esporre davanti ai negozi dei manifesti verde con i quali categoricamente si dicono contrari, invitando anche le istituzioni ad opporsi.

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“Noi commercianti – spiega il portavoce dei negozianti Alfonso Lazzara - ci siamo costituiti in un comitato spontaneo e siamo contrari non per una forma di razzismo ma per fatti di opportunità: è impossibile che si apra nel cuore della città a vocazione turistica un centro per minori che porterà un gruppo di sessanta ragazzi i quali scenderanno in piazza per passare i propri pomeriggi, bivaccando per le vie centro. Tutto questo perché a loro non si danno strutture per impegnare il tempo, ma solo alloggi per dormire e mangiare, da parte di associazioni le quali nascono come Onlus ma che di Onlus hanno ben poco”.

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La protesta era divampata nei mesi scorsi con la raccolta firme da parte dei negozianti e dei cittadini. Dalla parte dei commercianti si è schierato anche il sindaco Ida Carmina, che in più di un’occasione ha fatto presente di come un nuovo centro di accoglienza, non giova certamente la situazione di un paese in dissesto.

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Adesso i commercianti hanno chiesto un incontro al prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, per discutere della situazione. “Porto Empedocle dovrebbe essere una città a vocazione turistica – continua Lazzara - e comunque ha già superato il rapporto che prevede 2,5 migranti per ogni mille abitanti. Quello che potrebbe accadere è un fatto negativo per non dire esplosivo per la città”.

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Consci di quanto accaduto a Siculiana con la presenza di un grande centro per migranti che ha più volte imposto al sindaco Leonardo Lauricella delle contromisure per impedire un’ulteriore presenza di migranti, i commercianti di Porto Empedocle sono pronti a scendere in piazza: “A Siculiana la popolazione è scesa in strada per far sì che non venisse aperto un nuovo centro di accoglienza, oltre a quello già esistente. Allo stesso modo dobbiamo noi che abbiamo questa grande preoccupazione”.