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Cronaca

"Morto dopo incidente stradale", uno dei 4 ortopedici imputati chiede di essere sentito

Il procedimento è quello che ipotizza delle responsabilità nella morte di Michele Di Stefano, di Porto Empedocle, avvenuta a 69 anni il 26 giugno del 2016. La strategia del giudizio abbreviato resta "congelata"

Uno dei medici imputati chiede di essere interrogato e la decisione di chiedere il giudizio abbreviato resta "congelata" fino a quando non avrà riferito in aula la sua versione dei fatti.

Il procedimento è quello che ipotizza delle responsabilità nella morte di Michele Di Stefano, di Porto Empedocle, avvenuta a 69 anni il 26 giugno del 2016 dopo essere stato investito da un’auto. L’infarto intestinale che ne ha provocato la morte, secondo il gip Francesco Provenzano che dispose l'imputazione coatta, poteva essere contrastato e risolto con un intervento chirurgico entro le 24 ore. L’emorragia, invece, si estese fino alla morte del paziente. 

I familiari di Michele Di Stefano sono stati già risarciti e non potranno costituirsi parte civile al processo a carico di quattro ortopedici dell'ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, imputati di omicidio colposo. Lo ha disposto, all'udienza precedente, con un'apposita ordinanza, il giudice dell'udienza preliminare Stefano Zammuto sciogliendo la riserva sulla richiesta formulata dall'avvocato Angelo Farruggia che difende uno dei medici.

"Sono stati già risarciti con 800 mila euro dall'assicurazione - aveva detto -, non hanno diritto a restare nel processo penale". Il giudice, dopo avere esaminato gli atti, ha sciolto la riserva e ha preso atto che, avendo ricevuto i soldi dalla compagnia assicurativa, non avevano più diritto a costituirsi nel processo penale. Rigettata, quindi, la richiesta del loro legale Michele Figliomeni.

A rischiare il rinvio a giudizio, per l'accusa di omicidio colposo, sono quattro ortopedici in servizio all'ospedale San Giovanni di Dio. La difesa - del collegio fanno parte anche gli avvocati Pierluigi Cappello, Alfonso Neri, Salvatore Pennica ed Eugenio Longo - aveva anticipato che avrebbe chiesto il giudizio abbreviato condizionato allo svolgimento di una perizia medico-legale. Sotto accusa, dopo l'archiviazione dell'indagine a carico di sei medici in servizio al pronto soccorso e al reparto di terapia intensiva, ci sono gli ortopedici Giuseppe Tulumello, 45 anni; Giovanna Callea, 42 anni; Santo Rapisarda, 52 anni e Salvatore Pinella, 53 anni.

L'avvocato Cappello ha chiesto però l'audizione in aula di Tulumello che vuole essere interrogato per dare la sua versione dei fatti e provare a convincere il giudice della sua estraneità. La decisione sulla strategia processuale resta, quindi, "congelata" almeno fino al 26 gennaio, quando il medico sarà sentito in aula.

Secondo il giudice che aveva disposto l'imputazione coatta, devono essere processati per omicidio colposo perché “in violazione delle linee guida specifiche, hanno omesso gli esami strumentali che avrebbero accertato in tempo utile la presenza di un’emorragia intestinale”.

Di Stefano fu ricoverato in ortopedia perché, dopo essere stato investito da un’auto, riportò la frattura del femore. L'uomo, che soffriva di obesità e aveva il diabete nonchè una patologia cardiaca, morì per un infarto intestinale. Le responsabilità mediche, secondo il giudice, sono da rintracciare nella fase in cui gli esami del paziente mostrano “una rapida anemizzazione”. In sostanza la perdita di sangue sarebbe stata dovuta all’infarto intestinale ma i medici si sarebbero limitati a infondere due sacche di plasma senza indagare sulla cause. 

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