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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Chiude la polizia postale? La Silp Cgil: "Significherebbe tornare al paleolitico"

Il sindacato: "Non risolverebbe l'endemica carenza di organico della Questura di Agrigento, ma penalizzerebbe la dilagante necessità di sicurezza legata alla rete specie in un'epoca di terrorismo internazionale"

"No alla chiusura della sezione di Agrigento della polizia postale". A manifestare contrarietà rispetto ad "un decreto che chiude la polizia delle telecomunicazioni di Agrigento" è stata la segreteria provinciale della Silp Cgil. "Sembrerebbe già in dirittura di arrivo l’applicazione di un progetto di razionalizzazione dei presidi di polizia che di fatto determinerà la chiusura definitiva di una importante specialità".

Ed il sindacato è categorico: “Non si può smantellare una delle eccellenze della polizia in nome di una razionalizzazione inutile ed un risparmio economico praticamente inesistente. Il dipartimento di Pubblica sicurezza - scrive la Silp Cgil - avrebbe deciso di chiudere il 70 per cento dei presidi territoriali della polizia Postale nei prossimi mesi”.

"Dilungarsi sull’inutilità ed il danno conseguente la soppressione della sezione di polizia Postale e delle Comunicazioni nella nostra provincia - incalza il sindacato -  nel 2017, nell’era della digitalizzazione, della comunicazione online, del cyberbullismo, pedopornografia, ecommerce, cyber guerra, la si considera un’offesa all’intelligenza di chi vive il proprio tempo. Chiunque può percepire quanto il disegno dai tratti surreali non risolverebbe l’endemica carenza di organico della Questura di Agrigento, ma penalizzerebbe fortemente ed esclusivamente la dilagante necessità di sicurezza legata alla rete, pertanto impossibile prescinderne in epoca di terrorismo internazionale, bitcoin e deep web".

"Privare la cittadinanza di un ufficio di Polizia dedicato non solo alla repressione e prevenzione dei reati informatici ma anche alla comunità dei nativi digitali attraverso l’intensa attività di sensibilizzazione che, in sinergia con gli istituti scolastici, il tavolo prefettizio antibullismo, funge da molti anni da filtro interattivo con una generazione spesso disarmata nell’approccio “legale” con la rete. Spezzare questo filo rosso con la realtà virtuale che quotidianamente ci accompagna significherebbe retrocedere al paleolitico e negare un servizio alla società civile di una nazione mentre il mondo digitale evolve alla velocità della luce".
 

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