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A Drasi l'esercito gioca in "casa": terreni espropriati già negli anni '60, si torna a sparare da ottobre

Nonostante a luglio scada la convenzione per l'uso delle aree demaniali, sul sito del Comune di Agrigento è comparso la nuova roadmap per gli anni 2023/2024

Nella giornata in cui Marevivo e Mareamico (dopo aver tirato un sospiro di sollievo nemmeno 20 giorni fa per un'annunciata imminente sospensione delle attività militari) lanciano un appello al presidente della Regione siciliana di non rinnovare l'uso delle aree demaniali all'esercito a Drasi, vengono ufficialmente candidati i nuovi calendari delle esercitazioni per il 2023.

L'atto, reperibile a questo indirizzo, tiene conto della sospensione da maggio fino al 15 ottobre per il periodo estivo e prevede che l'area venga usata praticamente ogni giorno fino a fine dicembre per attività di eseritazione delle forze armate. Questo nonostante appunto a luglio scadrà la convenzione con la Regione che però, nei fatti, potrà cambiare molto relativamente le cose.

Infatti, a conferma di quanto scritto pochi giorni fa, si viene a scoprire spulciando tra gli atti, che quel grande triangolo di terra conficcato dentro la futura riserva di Punta Bianca che è Drasi, a partire dagli anni 60 e fino agli anni 80 è divenuto progressivamente di proprietà del Ministero della Difesa. A certificarlo sono diversi provvedimenti dei prefetti dell'epoca che autorizzano appunto l'Esercito ad occupare "in via definitiva" i terreni su cui oggi insiste il poligono.

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Tutto con provvedimenti di ampliamento successivi e con in chiaro sempre la medesima indicazione: per svoglimento di attività di poligono. Espropri che vennero pagati alle famiglie proprietarie dei terreni e motivati con ragioni di pubblica utilità. Sono, quindi, titolari di quell'area a prescindere da qualunque convenzione che a luglio scadrà.

Quindi adesso si pone concretamente un tema per chi sostiene la necessità che Drasi venga liberata dalle attività dell'esercito: quale strada seguire? La quasi totalità degli annunci fatti sulla questione da parte del fronte ambientalista sono stati finora smentiti dai fatti, mentre l'Esercito mantiene la linea del silenzio in termini di dichiarazioni pubbliche.

A rilanciare il dibattito, anche se senza alcuna polemica diretta, è il circolo "Rabat" di Legambiente Agrigento. "Forse sarebbe stato meglio fare come dicevamo noi di Legambiente, cioè inserire il poligono Drasi all'interno dell'istituenda riserva in modo tale da rafforzare la volontà pubblica di spostare le esercitazioni da un'altra parte. Avremmo potuto tutelare meglio l'area e si sarebbe potuto procedere alla bonifica di un'area diventata riserva naturale", si legge in un post.

Il riferimento è al fatto che Drasi sia rimasta una macchia bianca nella planimetria della nuova riserva in applicazione di una volontà esplicita di parte di coloro che hanno partecipato agli incontri per la creazione della riserva stessa che hanno ritenuto, per accelerare i tempi, di stralciare la situazione dell'area del poligono da quelle sottoposte a vincolo.

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