"Pizzo sulla busta paga", un'indagata ammette i fatti e un'altra si difende
Conclusi gli interrogatori davanti al gip che ha emesso le quattro ordinanze cautelari
Un'indagata ammette i fatti, pur fornendo delle giustificazioni, e un'altra respinge le accuse al mittente. Si sono conclusi questa mattina gli interrogatori dell'inchiesta "Stipendi spezzati" che ipotizza a vario titolo i reati di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni. Gli indagati, secondo l'accusa, avrebbero minacciato i dipendenti della Coop Suami costringendoli a restituire una parte dello stipendio.
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Quattro ordinanze cautelari, firmate dal Gip del tribunale di Agrigento Alfonso Malato, sono state eseguite venerdì dai militari della compagnia di Licata. Due persone - dei coniugi di Favara - sono state arrestate e poste ai domiciliari. Per due donne sono stati disposti un obbligo di dimora ed un obbligo di firma.
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Agli arresti domiciliari sono stati posti: Salvatore Lupo, 41 anni, ex presidente del consiglio comunale di Favara e la moglie Maria Barba di 35 anni. Obbligo di dimora a Licata per Caterina Federico di 34 anni e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Veronica Sutera Sardo, 30 anni, di Agrigento, entrambe operatrici della struttura.
Federico, assistita dall'avvocato Salvatore Manganello, ha ammesso i fatti davanti al gip spiegando, però, che non c'era stata nessuna minaccia e che la procedura rientrava in un accordo. Sutera Sardo, difesa dall'avvocato Salvatore Pennica, ha sostenuto di essere del tutto estranea ai fatti. Lupo e la moglie, ieri, difesi dall'avvocato Domenico Russello, avevano dato una versione dei fatti del tutto simile a quella di Federico.