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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Reti colabrodo e servizio carente: la metà dell'acqua finisce sottoterra

La percentuale, accertata al 2017, è di oltre il 50% su tutto il territorio provinciale, con punte di oltre l'80%

Di acqua sotto i ponti, anzi, sotto terra, ne è passata tanta da quando le rilevazioni sono state fisicamente realizzate. Ma lo studio diffuso ieri da Openpolis, la piattaforma nazionale di monitoraggio civico, traccia comunque quello che è stato nel recente passato e spiega, chiaramente, perché le nostre città, da sempre, soffrono la "sete".

Lo studio, infatti, traccia le percentuali di acqua che invece che uscire da rubinetti dei cittadini finiscono sotto terra a causa di reti idriche colabrodo e ovviamente della carenza di progetti di recupero e manutenzione delle stesse. Due, come dicevamo, i censimenti a cui fa riferimento: uno su base provinciale che risale al 2017, e che vede la nostra provincia al 51% in media di perdite, e uno del 2015, i cui numeri sono ben più gravi.

In particolare, secondo l'analisi (che usa dati Istat) nei primi 10 comuni con maggior percentuale di perdite idriche nel sottosuolo su base siciliana due sarebbero agrigentini:  Calamonaci (85.82%) e Lucca Sicula (83.73%).  Seguono a distanza Sambuca di Sicilia (81.66%), Comitini (75,68%) e Burgio (75,41%). Migliori le percentuali nei centri più grandi come Licata (47.96%), Sciacca (58.63) e Agrigento (53.49%).

Dati attendibili? Ni. Questo perché innanzitutto si tratta di informazioni molto risalenti negli anni, e poi perchè la percentuale viene realizzata da Istat distinguendo i volumi immessi in rete con i volumi erogati per usi autorizzati. Significa quindi che quell'acqua non finisce solo sotto terra, ma potrebbe essere stata usata da utenze abusive o comunque non registrate.

Inoltre ci sono dei numeri che davvero non tornano, a partire da quelli del capoluogo, dove ci sono tratti particolarmente danneggiati dove l'acqua finisce quasi tutta sotto terra.

Resta l'idea di massima di un fenomeno che, ovviamente, non è tollerabile in una terra che, da anni, vive la "Grande sete".

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