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La salma del giudice Livatino resta a Canicattì, Enzo Gallo: "Era il volere del padre"

L’arcivescovo di Agrigento aveva proposto la sepoltura definitiva del prossimo beato nella cattedrale di San Gerlando ma l’istanza del cardinale Montenegro ha trovato la ferma opposizione dell’intera comunità


Sta facendo discutere la richiesta dell’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Franco Montenegro di traslare la salma del giudice Rosario Angelo Livatino, da Canicattì ad Agrigento per dare, al magistrato che presto sarà beato, la definitiva sepoltura nella cattedrale della città dei Templi.

Salma di Livatino, don Franco scrive al sindaco: "E' un dono di tutta la chiesa"
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Unanime il coro di voci che dalla città del “giudice ragazzino” si dicono contrari ad assecondare la richieste del pastore della Chiesa agrigentina. Anche la comunità ecclesiale locale,   con in testa don Giuseppe Livatino oggi parroco a Canicattì ma che in passato è stato anche il postulatore della causa di beatificazione, dai microfoni di AgrigentoNotizie, spiega il motivo per il quale  la salma del prossimo beato deve rimanere a  Canicattì. “Era il desiderio espresso dal padre del giudice – dice don Giuseppe – che prima di morire disse che in caso di beatificazione, la salma venisse traslata nella parrocchia frequentata dalla famiglia che è quella di San Domenico di Canicattì”.

Traslazione della salma di Livatino, c'è il "no" del consiglio comunale
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Dal municipio di Canicattì, il sindaco Ettore Di Ventura ribadisce la volontà di traslare la salma del giudice dal cimitero alla chiesa di San Domenico. “Questi – dice il sindaco Ettore di Ventura – sono i luoghi che Livatino ha frequentato in vita e che giustamente potranno accogliere adeguatamente  le reliquie  mortali”. In accordo con il sindaco anche il presidente del consiglio comunale, Alberto Tedesco: “Livatino – dice la seconda carica cittadina -  è nato, ha operato ed è diventato il giudice che tutti conosciamo nella nostra comunità e qui deve rimanere”.


Le telecamere di AgrigentoNotizie sono  state al cimitero comunale di Canicattì dove ad accoglierci, nella cappella della famiglia Livatino, c’era, Enzo Gallo, parente del giudice assassinato. “Rosario – dice dai nostri microfoni Enzo Gallo - deve necessariamente restare a Canicattì dove ha anche trovato la morte. Livatino – aggiunge Gallo – per la mafia locale che lo ha condannato a morte, è stata una presenza scomoda e ancora oggi è un testimone credibile di fede e di giustizia. Portarlo fuori – conclude il familiare del giudice – sarebbe quanto di più sbagliato e anche un involontario assist alle famiglie mafiose locali”.

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