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Cronaca

Peppe Vita corre per le Primarie: "Farò ciò che Zambuto non fece"

Riguardo alla situazione politica locale, non ha mezzi termini: "Sono tutti generali senza eserciti, se si espongono al giudizio della gente il risultato è quello del "pollice verso" (il gesto della mano usato dagli spettatori al termine delle lotte tra gladiatori, quando decidevano della sorte dello sconfitto, ndr)

Peppe Vita, imprenditore noto per il celeberrimo locale sanleonino "Oceanomare", scende in campo per le prossime Amministrative e si sottoporrà al "giudizio" delle Primarie di "Agrigento 2020", fissate all'8 marzo.

Non è più un segreto per nessuno nella Città dei templi che si prepara a questa nuova corsa a Palazzo dei Giganti tra una “bufera” mediatica e una giudiziaria (“Caso commissioni”, sequestro di atti da parte della Procura e manifestazioni di piazza riprese da stampa e tv nazionale compresi).

Mentre in città "fervono i preparativi" in vista delle prossime Amministrative (riunioni, discussioni, ipotesi...è in conrso in queste ore, dopo il “no” di Maria Iacono, un vertice nella sede dell’unione provinciale del Pd con i parlamentari nazionali e regionali, i segretari dei circoli cittadini ed il segretario regionale, Fausto Raciti, mentre il 9 febbraio, lunedì, ci si siederà al “tavolo delle trattative” con gli alleati di coalizione, allargato adesso anche la Patto per il territorio), un nuovo possibile scenario si apre nel contesto politico o, per meglio definirlo, dell'impegno socio-politico portato avanti da diverse nascenti espressioni della coscienza civile.

Facendo un parallelismo con quanto accadde nel 2007, quando Marco Zambuto ottenne un vero 'plebiscito' individuato come fu dalla gente come ' il nuovo che avanzava', la stessa gente che lo elesse riponendo in lui la speranza di un 'taglio netto con la politica del passato', non è difficle pensare che gli agrigentini possano vedere anche in questo caso una 'speranza' per la città.

E riguardo a nomi "calati dall'alto" o alla possibile “condivisione” del candidato del Pd, Peppe Vita ha le idee chiare: "Non ci interessa, noi sottoporremo il nostro progetto alla città e ci rimettiamo al giudizio degli agrigentini. Se non ci verrà data questa possibilità tra le opzioni, sceglieremo di andare avanti da soli".

A mettersi in gioco, "sfidando i grandi nomi" non sarà solo lui, precisa. Si tratta, infatti, di una sorta di "gruppo d'azione", un collettivo, per così dire, di mentes agrigentine sui cui nomi Vita mantiene il riserbo perchè, dice, "bisogna ancora parlarne con alcuni di loro, che non è detto volgiamo scendere in campo oltre a dare un contributo di idee e proposte".

"Con un gruppo di amici abbiamo per tanto tempo parlato sulla situazione agrigentina. Alla fine abbiamo considerato che bisognasse mettere 'su carta' idee, elaborarle e consegnarle a un candidato che ci aggradasse in qualche modo.

Abbiamo sentito poi dell’opportunità delle Primarie di aprire alla società e ci siamo detti che potevamo fare la nostra parte con una lista civica e con un programma nostro. Se gli agrigentini si riconoscono in ciò che proponiamo e ci premiano, la coalizione sarà costretta a supportarci".

E riguardo alla situazione politica locale, non ha mezzi termini: "Sono tutti generali senza eserciti, se si espongono al giudizio della gente il risultato è quello del “pollice verso” (il gesto della mano usato dagli spettatori al termine delle lotte tra gladiatori, quando decidevano della sorte dello sconfitto, ndr).
C’è la possibilità di giocarci una partita e ce la giochiamo, invece di consegnare ad altri le riflessioni e le progettualità sulla città. Vediamo se la gente condivide, ma almeno avremo avuto un confronto democratico, senza imposizioni di nomi né blindature".

Quindi, ci chiediamo e gli chiediamo, chi lo affiancherà in questa “avventura”?
"Abbiamo cominciato a sentire le persone che potrebbero dare qualcosa alla città – ha detto -. La gente che ha perso entusiasmo ha perso fiducia. Questa dovrebbe e deve essere una città ricca".

E per l'ingegnere-imprenditore con la passione per la musica una “ricetta” c'è. "Nasce da ragionamenti fatti nell’interesse di tutti quanti, se funziona bene per tutti funziona bene per il singolo. A 18 anni sono andato via e sono tornato che ne avevo 30. Ho girato, mi sono laureato e il mondo l’ho visto

La “marcia in più”, quindi, risiederebbe tutta in una formazione culturale differente rispetto a chi ha fatto il “politico di mestiere”.

"Ti accorgi che oggi 60 miliardi di risorse europee per l’Italia sono tornati indietro inutilizzati: se invece di farti 'scappare' i soldi, e per questo parliamo con gente competente delle misure europee, riesci a convogliarli qui, penso che molto si possa fare".

Ma una città è un po' come un motore fatto di tanti ingranaggi (senza volere scomodare Hegel e la sua visione del mondo), e uno di questi è la macchina amministrativa,  e gli uffici che ne sono la “materializzazione” devono funzionare e farlo a ritmi sostenuti.

"Cominciamo a parlarne e a capire come si fa per fare in modo che la città faccia le cose bene e nei tempi giusti", ha detto.

Incalzato, poi, sulla vicenda che tiene banco circa gli alti costi della politica e fatti connessi, quali la nomina di assessori vicini ad uno o all'altro schieramento così come la designazioni di consulenti, ha dichiarato:

"I partiti devono fare il loro, per quello che hanno preso dalla collettività finora. Quindi non accetteremo indicazioni sulla gente da nominare, bisogna mettere gente compatibile eticamente con il ruolo. Noi peschiamo tra gente appassionata e competente, che non ha alcuna aspettativa dalla politica. Non effettueremo rimpasti, non cederemo a compromessi: o governiamo o non governiamo. Amministrare non significa per forza fare politica, significa ridare dignità alla città attraverso la pulizia e i servizi essenziali, il reperimento di risorse economiche, il risollevamento di alcuni settori quali quelli turistico e edilizio. Il tutto riducendo i costi della politica: va tagliato tutto, non sono giustificati".

E, quando gli ricordiamo che anche Zambuto pose in essere alcuni tagli per la Giunta (anche se qui ci sarebbe da discutere sull'efficacia e sulla reale concretezza dell'atto), incalza: "Zambuto non ha lasciato traccia, anzi, la città rinasce nel segno della discontinuità con Zambuto: vogliamo ricordarci di ciò che non ha fatto, per farlo”.

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