rotate-mobile
Cronaca Palma di Montechiaro

Parlano i killer del giudice Rosario Livatino, gli ergastolani: "Abbiamo capito i nostri sbagli"

I due palmesi sono intervenuti nel corso di un incontro, alla giornata è stato presente anche il sindaco, Stefano Castellino

I killer del giudice ragazzino, Rosario Livatino parlano al congresso di “Nessuno tocchi Caino”. Microfoni aperti per Gaetano Puzzangaro e Salvatore Calafato, i due sono stati condannati all’ergastolo. I palmesi, secondo quanto fatto sapere da La Sicilia, hanno rilasciato delle dichiarazioni forti.

“Con la presenza del sindaco Castellino - ha detto Puzzangaro - oggi mi sono risentito nuovamente nella mia città che mi manca tantissimo. Credevo di non fare più parte di quella comunità perché il passato ritorna sempre. Sto facendo un lungo cammino, che credo non finirà mai. È cominciato 30 anni fa e quando si sta seduti sulle macerie della propria esistenza conviene fermarsi. Mi sono interrogato su quello che non è andato in me. Si può venire a patti con il tribunale penale, ma non con quello della coscienza. Non sono stato un buon cittadino, non sono stato un buon figlio, ma mi sono ravveduto, ho capito i miei sbagli e ci faccio i conti giornalmente”. Alla giornata, dunque, ha preso parte anche il sindaco di Palma di Monrechiaro, Stefano Castellino.

"Continuano ad essere miei concittadini. Sono dell’opinione – dice il sindaco -  che alla violenza non si deve mai rispondere con la violenza, ma con il perdono. Il tempo muta tutto. Quegli anni di piombo nel mio paese sono stati anche il risultato del menefreghismo dello Stato che da anni ha lasciato il sud del Paese come una nave alla deriva. Quelli che oggi sono degli uomini maturi, all’epoca erano dei giovani e se un ragazzo di 23 anni decide di passare dalla parte sbagliata della barricata, lo si deve proprio al fatto che non si è mai creato un vero sviluppo dalle nostre parti”.

"Mi sento più palmese oggi che trent’anni fa – ha detto Calafato - proprio perché è da tutto questo tempo che manco da Palma. Ho perso anche l’abitudine di parlare nel dialetto palmese, parlo un po' toscano, un po' milanese visto che ho girato molti istituti di pena italiani. Sono entrato in carcere a 25 anni ed oggi ne ho 52 e da allora sono molto cambiato. Ho rivisto e continuo a rivedere, giornalmente, i miei errori. Ho capito il male che ho fatto e di questo chiedo scusa, in primis alla mia città, ai familiari delle vittime. Oggi, e questo ci tengo a ribadirlo".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Parlano i killer del giudice Rosario Livatino, gli ergastolani: "Abbiamo capito i nostri sbagli"

AgrigentoNotizie è in caricamento