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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

La sicurezza informatica nelle mani di un agrigentino, Paolo: "Ho fatto la gavetta vera"

Il 36enne vive al Nord da dieci anni e si occupa di cyber security

Sei un attore, imprenditore, uno studente, o anche un "cervello" in fuga?  Abbiamo deciso di dare voce agli agrigentini fuori sede. Le loro esperienze, i loro racconti e le loro storie possono essere da esempio per chi ha voglia di tornare o anche di restare. Dedicheremo uno spazio settimanale, un focus che serva a raccontare le vite ormai lontane dall’ombra della Valle dei Templi. Un microfono aperto a tutti, una volta a settimana. Se un agrigentino fuori sede? Raccontati ad AgrigentoNotizie.

Garantire la riservatezza. E’ questo il lavoro del nostro volto della settimana. Paolo 36 anni, che di mestiere fa il cybersecurity. Ovvero, quella persona che - con l’ausilio della tecnologia - protegge e controlla la reputazione aziendale. Paolo, agrigentino doc ma milanese d’adozione, si è fatto spazio tra grandi palazzi ed una città nuova. L'ambizione di crescere e di crederci sempre, senza mai mollare un solo istante. Ecco la storia di Paolo

Ciao raccontaci la tua storia...

"Mi chiamo Paolo Cannistraro ho 36 anni e 10 di questi li ho passati a Milano la mia città adottiva. Laureato in Ingegneria Informatica (Università degli studi di Palermo) mi sono trasferito per lavoro. Ho fatto la gavetta da consulente (con i sacrifici annessi ho iniziato con uno stage a 600€/mese) tra le aziende top del settore (Accenture, KMPG, PWC e Deloitte) come esperto di Cybersecurity. Adesso da quasi due anni mi trovo in Liquigas e sono il responsabile della Sicurezza IT (Security Officer). Leggendo Cybersecurity magari qualcuno può immaginarmi come un hacker dei film più semplicemente, Il mio obiettivo è quello di garantire la Riservatezza, Integrità e Disponibilità dei nostri dati e trasmettere ai dipendenti una cultura di sicurezza (IT) aziendale (fare attenzione alle mail pericoloso soprattutto durante questa pandemia)".

 

Ti manca la tua città?

"A volte, mi mancano di più gli affetti che ho lasciato genitori e amici, mi manca quella sensazione di qualcosa di familiare quando torni giù e ti guardi attorno".

 

In cosa, secondo te, deve migliorare la tua città?

"In tutto, vedevo le foto mandate dai miei amici dell’albero in piazza stazione, in molti lo associano ad un cono stradale, ho sorriso molto visto che è stato sempre un tema sentito in città. Poi vedo l’albero di Milano, per carità non voglio far nessun paragone però questo esempio sciocco può essere usato come una metafora per comprendere il gap che esiste e che forse mai verrà colmato".
 

Hai un consiglio per i giovani agrigentini?

"Di provare a dare priorità su attività imprenditoriali autonome, dare spazio alle idee personali nonostante tutte le difficoltà che possono esserci, che menti brillanti collaborino insieme. Per tutti gli altri suggerisco a malincuore di andare via e di realizzare i loro sogni altrove. Tanto Agrigento rimane sempre al suo posto ferma come se fosse congelata al suo destino. Si può tornare quando si vuole per le vacanze e ritrovarla esattamente come era stata lasciata".



Sogni di tornare?

"A 60/65 anni se riuscirò ad arrivare alla pensione forse mi comprerò un pezzo di terreno in una villa a san leone vista mare; l’unica cosa che manca a Milano".

 

Qual è il tuo più grande sogno professionale?

"Per quanto riguarda aspettative personali credo di averlo raggiunto, faccio quello che mi piace, ma non mi pongo limiti per il futuro. Sarebbe comunque bello poter portare le sfide e le tematiche innovative che mi ritrovo ogni giorno ad affrontare al Nord anche nel meridione che sembra un territorio troppo lento al cambiamento e quindi a volte escluso".

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