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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il delitto di via Palladio / Palma di Montechiaro

"Uccise il cognato ma fu ripetutamente provocato": ecco il perchè del maxi sconto di pena

I giudici della Corte di assise di appello di Palermo hanno depositato le motivazioni del verdetto con cui hanno ridotto di 7 anni (10 anni e 8 mesi) la condanna nei confronti di Raimondo Burgio, accusato dell'omicidio di Ignazio Scopelliti. "Stato di prostazione che ha giustificato l'esplosione"

"L'imputato fu ripetutamente provocato con vilipendi e continue minacce, offese e umiliazioni": per questo, secondo la Corte di assise di appello di Palermo, che nelle scorse ore ha depositato le motivazioni, ha potuto beneficiare di 7 anni di riduzione di pena rispetto al processo di primo grado.

I giudici hanno motivato le ragioni dello sconto che ha portato ad una pena finale di 10 anni e 8 mesi di reclusione, contro i 17 e 4 mesi del processo di primo grado, per effetto del riconoscimento delle attenuanti della "provocazione per accumulo" nei confronti di Raimondo Burgio, 39 anni, di Palma, accusato di avere ucciso il cognato Ignazio Scopelliti, 45 anni.

Il delitto è avvenuto il primo novembre del 2018, a colpi di pistola, davanti all'abitazione della madre dell'imputato.

In primo grado, il 14 maggio dell'anno scorso, il gup di Agrigento Francesco Provenzano aveva escluso l'aggravante della premeditazione - che avrebbe fatto aumentare la pena in maniera considerevole - ma non gli aveva riconosciuto le attenuanti generiche e della provocazione che in appello, secondo il pg Giuseppe Fici, andavano, invece, applicate tanto che la richiesta di pena era stata di 8 anni.

All'origine dell'omicidio, secondo la ricostruzione dei fatti, ci sarebbero stati dei contrasti accesi fra la vittima e la moglie, sorella dell'imputato, i cui rapporti si erano incrinati tanto da arrivare a una separazione molto conflittuale. Burgio, venditore di bombole Gpl e acqua minerale, in un primo momento, quando nell’immediatezza dei fatti fu sentito come testimone, aveva negato i fatti. Ad accollarsi l'omicidio era stato l'anziano padre.

Quando ha appreso che le immagini del sistema di videosorveglianza di un’abitazione lo avevano immortalato nitidamente mentre sparava al cognato, in pieno centro di Palma, in via Palladio, il cambio di strategia e la confessione precisando che andava in giro armato e aveva sparato per timore.

La difesa ha sempre sostenuto che si è trattato di legittima difesa: tesi bocciata dai giudici in considerazione del fatto che un filmato di un impianto di videosorveglianza della zona ha immortalato la scena e si vede chiaramente Burgio che arriva dall'altra parte della strada, con un sacchetto della spesa nella mano sinistra e la pistola in pugno nella destra, nascosta dietro la schiena.

Scopelliti sta solo discutendo animatamente con la suocera davanti alla porta e non dà peso all'arrivo di Burgio che gli scarica addosso 9 colpi di pistola "accanendosi - scrivono i giudici - col corpo a terra. Se avesse temuto un'aggressione fisica ai danni della madre avrebbe potuto sparare in aria".

Secondo i giudici, tuttavia, anche se "l'ultimo episodio è stato marginale e minore (ovvero la discussione animata con la madre dell'imputato) c'era uno stato di prostazione che ha giustificato l'esplosione".  

Con il deposito delle motivazioni i difensori, gli avvocati Salvatore Pennica e Francesco Scopelliti, potranno impugnare in Cassazione la condanna, seppure già nettamente ridotta dalla Corte di assise di appello.

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