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Lunedì, 25 Settembre 2023
L'omicidio in piazza / Palma di Montechiaro

Spara ai genitori ferendoli e ammazza automobilista per uno sguardo minaccioso: chiesto processo per 44enne

Angelo Incardona avrebbe ucciso, con 12 colpi di pistola, Lillo Saito, dopo averlo incrociato sulla sua vettura. Poco prima aveva esploso dei colpi all'indirizzo del padre e della madre colpendoli a un braccio e a una mano

Prima spara ai propri genitori esplodendogli addosso alcuni colpi di pistola e ferendoli agli arti superiori (frattura al braccio per la madre, al dito per il padre), poi va in piazza e scarica 12 proiettili all'indirizzo del 66enne Lillo Saito, "reo" di averlo guardato in maniera minacciosa.

A distanza di 9 mesi la procura tira le somma dell'inchiesta e chiede il rinvio a giudizio di Angelo Incardona, 44 anni, accusato di omicidio aggravato, lesioni personali e porto in luogo pubblico di pistola con matricola abrasa. Il provvedimento è stato firmato dal pubblico ministero Maria Barbara Grazia Cifalinò. L'udienza preliminare è stata fissata per il 10 gennaio davanti al gup Stefano Zammuto.

Il difensore, l'avvocato Calogero Li Calzi, non potrà chiedere il giudizio abbreviato perchè è stato abolito da 3 anni nei casi di omicidio con aggravante. I familiari della vittima si costituiranno parte civile con l'assistenza dell'avvocato Calogero Meli.

Incardona, che aveva alle spalle dei precedenti per armi e tentato omicidio, lo scorso 10 febbraio, subito dopo avere commesso l'omicidio, per strada, in piazza Provenzani, a Palma, ha preso l'auto ed è arrivato ad Agrigento, al comando provinciale dei carabinieri dove si è costituito e ha confessato di avere sparato a braccio, volto e testa di Saito, commerciante ambulante di gelati, che era appena salito nella sua auto posteggiata accanto a un marciepiede. Il killer, invece, sarebbe stato a piedi. 

Ai carabinieri e all'allora procuratore Luigi Patronaggio che lo interrogò disse che l'omicidio era da inquadrare in vecchie ruggini in ambienti di mafia ma il racconto non ha mai convinto gli inquirenti secondo cui il delitto sarebbe stato provocato "dalla percezione di un atteggiamento minaccioso nei suoi confronti". 

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