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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il verdetto / Palma di Montechiaro

“Strangoló e uccise 89enne per rapinarlo dei risparmi”: condannata badante

Ventitré anni di reclusione alla rumena Dana Mihaela Nicoleta Chita, 26 anni: la donna fu scoperta nel tentativo di disfarsi dell’auto dell’anziano

Ventitré anni di reclusione alla rumena Dana Mihaela Nicoleta Chita, 26 anni, riconosciuta colpevole di avere ucciso l'ottantanovenne Michelangelo Marchese, strangolato nella sua abitazione da dove sarebbero stati portati via i pochi risparmi e l'auto che teneva posteggiata per strada. 

Il fiocco con cui sono stati legati alla sedia i polsi della vittima, anzichè il nodo, indirizzarono subito gli inquirenti su una donna.

Le confidenze fatte ad un amico, le intercettazioni in carcere, dove finì per un'altra vicenda, insieme all'analisi delle celle telefoniche che hanno ricostruito il percorso e, infine, il ritrovamento dell'auto della vittima che doveva essere fatta sparire da un ricettatore che, invece, l'ha tenuta hanno fatto il resto.

La pena inflitta dalla Corte di assise presieduta da Wilma Angela Mazzara è inferiore rispetto alla richiesta del pubblico ministero Cecilia Baravelli che aveva proposto l'ergastolo. 

La donna fu fermata il 20 novembre del 2020 a distanza di alcuni mesi dell'omicidio avvenuto nella notte tra l'11 e il 12 luglio.

L'anziano non solo l'aveva ingaggiata come badante ma le aveva promesso che l'avrebbe sposata lasciandole l'eredità.

"È stato un omicidio brutale - aveva sottolineato il pm -, non si è fatta scrupolo di ucciderlo per rapinarlo dei pochi spiccioli che teneva in casa e sottrargli una vecchia utilitaria".

La donna, che avrebbe agito con altri complici non identificati, lo avrebbe strangolato e ucciso dopo averlo immobilizzato con del nastro adesivo sul quale sono state trovate tracce di dna.

Nell’abitazione dell’anziano, che fu trovato immobilizzato su una sedia dai vigili del fuoco, non c’era alcun segno di effrazione.

“La circostanza – aveva aggiunto il pm – rappresenta un’ulteriore conferma del fatto che è stato ucciso da qualcuno che aveva le chiavi”. Il cadavere è stato scoperto dai pompieri, intervenuti dopo la segnalazione del figlio che non riusciva a contattarlo.

Il caso sarebbe stato risolto scoprendo la sparizione dell'auto dell'anziano che sarebbe stata rubata dalla donna salvo poi cercare di disfarsene. L’auto era stata consegnata a un pregiudicato, che avrebbe dovuto demolirla ma che, invece, decise di tenere per sè.

La donna è stata pure condannata a risarcire i familiari dell'anziano che si sono costituiti parte civile con l'assistenza degli avvocati Vito Cangemi e Giuseppe Cacciatore.

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