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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Palma di Montechiaro

"Ferì il genero con una sega", pena ridotta in appello per 65enne

Il palmese Luigi Bracco, già condannato per tentato omicidio ai danni di Epifanio Cammarata, lo avrebbe colpito con un serracolo dopo averlo incontrato davanti a una macelleria. I giudici gli infliggono 5 mesi e 10 giorni (10 mesi in primo grado) per una parziale assoluzione e il riconoscimento delle attenuanti della provocazione

Cinque mesi e dieci giorni di reclusione, ovvero poco più della metà di quelli inflitti in primo grado per effetto di una parziale assoluzione e del riconoscimento delle attenuanti della provocazione.

I giudici della seconda sezione della Corte di appello di Palermo, presieduta da Fabio Marino, hanno ridotto la pena inflitta nei confronti di Luigi Bracco, 65 anni, di Palma di Montechiaro, accusato di lesioni aggravate ai danni del genero Epifanio Cammarata, che avrebbe ferito a colpi di sega all'interno della sua auto, e porto abusivo di arma da taglio al di fuori della propria abitazione.

Il collegio, recependo alcune tesi dei difensori, gli avvocati Giovanni Lo Monaco e Rosario Carrara, ha riformato il verdetto, emesso dal gup di Agrigento Stefano Zammuto lo scorso 17 luglio, con cui erano stati inflitti 10 mesi di reclusione per entrambe le imputazioni.

Bracco, in appello, è stato assolto dall'accusa di porto ingiustificato dell'arma da taglio e la pena è stata ulteriormente diminuita per effetto del riconoscimento delle attenuanti della provocazione. Confermato anche il risarcimento al genero che si è costituito parte civile con l'assistenza dell'avvocato Daniela Posante.

Bracco - che è stato già condannato, insieme al figlio, per l'accusa di tentato omicidio ai danni dello stesso Cammarata, che sarebbe stato bersaglio di alcuni colpi di arma da fuoco per via della relazione sgradita con la moglie, figlia dell'imputato - il 2 aprile del 2019 lo avrebbe aggredito con una sega di 25 centimetri.

Il sessantacinquenne, che ha sostenuto di essere stato minacciato da Cammarata e di avere impugnato la sega per difendersi, avrebbe incontrato il genero, che si trovava in auto insieme al figlio e, dopo una serie di sguardi minacciosi e insulti reciproci, lo avrebbe colpito con un serracolo ferendolo alle mani. 

Cammarata, che riportò ferite con una prognosi stimata in 20 giorni, sarebbe riuscito ad evitare il peggio spostandosi in maniera repentina sul sedile accanto.

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