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Mandorlo in Fiore, è gelo con il Parco archeologico: “Quando ci contatteranno offriremo ampia collaborazione”

Il direttore Roberto Sciarratta precisa che, dopo anni, l'ente regionale non è coinvolto nell'organizzazione principale

“L'organizzazione è curata dal Comune, ho letto che il programma è stilato, sono state scelte le date per la manifestazione. Se verremo interpellati per la scelta della location finale dello spettacolo e per il Palacongressi daremo tutto il supporto possibile per la ripresa del festival del Mandorlo in Fiore”. Così ai microfoni di AgrigentoNotizie  il direttore del parco archeologico Roberto Sciarratta parla della kermesse in programma ad Agrigento dal 5 al 12 marzo prossimi.

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C'è attesa in città per il ritorno del festival che, a causa del Coronavirus, manca dal 2019. Un'edizione quest'ultima che era stata interamente organizzata dal parco archeologico della Valle dei Templi.

Nei giorni scorsi, da Palazzo dei Giganti, per come anticipato da AgrigentoNotizie, erano emersi alcuni dettagli organizzativi della manifestazione ma alla data odierna, il parco, che tradizionalmente ospita gli appuntamenti più attesi del Mandorlo in Fiore, ovvero l'accensione del tripode dell'amicizia e lo spettacolo conclusivo del festival del folclore, non è stato ancora chiamato in causa dagli organizzatori.

Oltre ai consueti spazi interni alla Valle dei Templi, il parco archeologico dovrebbe accogliere al Palacongressi del Villaggio Mosè le esibizioni dei gruppi che si contenderanno il tempio d'oro. Nonostante non siano ancora stati contattati, dal parco archeologico c'è comunque la disponibilità a collaborare anche perchè, a causa delle restringenti normative di sicurezza relative soprattutto sulla capienza del numero massimo di spettatori, ci sarà da scegliere il sito per la cerimonia finale del Mandorlo in Fiore.

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“I Tempio della Concordia – specifica il direttore del parco, Roberto Sciarratta – non può accogliere grandi numeri.. In alternativa ci sarebbe il tempio di Ercole, ma anche qui ci sono dei nodi da sciogliere sulle vie di fuga. Se il tempo permette – aggiunge Sciarratta – ci sarebbe anche la grande area di San Gregorio ma il terreno, in caso di mal empo, non sarebbe calpestabile e quindi rappresenterebbe un'ipotesi remota".

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